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 2016  settembre 22 Giovedì calendario

Mediaset e Vivendi riscrivono i patti

Evitare a tutti i costi una sorta di lodo Premium. È questo l’obiettivo, non dichiarato, di Mediaset e Vivendi. E anche della holding Fininvest, che a tre anni dalla conclusione del costoso lodo Mondadori non ha certo intenzione di ritrovarsi invischiata in una contesa legale che rischia di durare a lungo e compromettere in qualche modo il futuro industriale della stessa Premium. Nonostante i 570 milioni di danni chiesti a Vivendi  dalla finanziaria della famiglia Berlusconi (che si sommano alla richiesta di Fininvest di 50 milioni per ogni mese di ritardo in caso di mancata attuazione del contratto siglato lo scorso aprile), uno scontro legale infinito sarebbe controproducente per tutti.
Meglio trovare un accordo definitivo, come fanno intendere più fonti vicine al dossier contattate da MF-Milano Finanza. Anche se le dichiarazioni pubbliche, da ultima quella dell’ad di Vivendi, Arnauld de Puyfontaine («non siamo dipendenti da Mediaset per costruire un operatore latino perché il gruppo ha altre opzioni»), vanno in ben altra direzione. Perciò, mentre in Francia il gruppo che fa riferimento a Vincent Bolloré ha definito nuovi accordi per la distribuzione di Canal+ con Orange (e a breve lo farà con Iliad-Free), i manager dell’azienda stanno per delineare le strategie complessive sul fronte del business della Iptv, comprendendo in questa disamina anche l’Italia, visto che Vivendi è il primo azionista (24,6%) di Telecom.
In quest’ottica la volontà sarebbe quella di rivedere il piano industriale 2018-2020 di Mediaset Premium, ossia il documento previsionale che per i francesi era «irrealistico». Secondo Mediaset infatti il pareggio della pay tv è raggiungibile proprio nel 2018, mentre per il gruppo transalpino non andrebbe fissato prima del 2020.
Così le due controparti starebbero valutando le modalità di revisione del piano di Premium per trovare una nuova intesa sui numeri e, di consequenza, sul valore dell’asset (che ad aprile era stato fissato in 756 di euro). E, siccome la scadenza del 30 settembre incombe, è possibile che presto si torni a trattare. Oltre alla definizione di un nuovo piano industriale, il negoziato da imbastire ruoterà su altri due perni: la redistribuzione delle partecipazioni in Premium in capo a Mediaset e Vivendi, con la conseguente ricerca di un terzo partner, e la quota di capitale che i francesi vorrebbero ottenere dal broadcaster italiano.
Lo schema, per evitare che i due contendenti consolidino la pay tv, prevede che Mediaset e Vivendi tengano il 40% a testa di Premium, mentre il restante 20% andrebbe girato a un nuovo alleato. Inoltre Vivendi non salirebbe fino al 5% di Mediaset ma resterebbe alla soglia iniziale del 3,5%. Questo anche per evitare eventuali prese di posizione ostili da parte di Fininvest, che non intende assolutamente allentare il controllo sul gruppo televisivo guidato da Pier Silvio Berlusconi.
Questo è lo schema generale del possibile nuovo accordo da ridefinire a tavolino. Resta da individuare il terzo azionista di Premium. Secondo alcune interpretazioni, e come già emerso in estate, potrebbe trattarsi di un partner finanziario, come un fondo d’investimento estero, magari mediorientale. Ma c’è chi continua a ritenere che il soggetto più logico da coinvolgere sia Telecom Italia.
Il gruppo di tlc ha già più volte dichiarato di non essere interessato a una simile operazione. E il suo azionista Vivendi sarebbe d’accordo con questa posizione, considerando l’operatore telefonico la naturale piattaforma distribuitiva di un’offerta televisiva più ampia. Ma per la gran parte degli osservatori quello di Telecom sarebbe invece un coinvolgimento logico e naturale. Al punto che c’è chi sostiene che ci sarebbero già stati sondaggi informali con l’Antitrust per capire se vi siano vincoli o paletti strutturali di mercato.