Corriere della Sera, 22 settembre 2016
Briatore dice che la Puglia deve darsi una sistemata per accogliere meglio i ricchi. Seguono polemiche
Bisogna dare atto a Flavio Briatore che non ce l’aveva con i pugliesi e il loro modo di fare turismo. Perché, nella sua breve lezione su come attrarre frotte di danarosi vip, è stato anche più duro con i calabresi («Lì è anche peggio, non trovi un posto dove far scendere un gommone. Quando ho fatto il viaggio di nozze sono arrivati talmente in tanti su una specie di pontile che sono caduti in mare») e con i sardi («Vogliono fare i pastori. E l’assessore al Turismo, per quello che so, non ha mai preso l’aereo»).
L’ex manager di Formula Uno, l’imprenditore con l’hobby del lusso e delle belle donne, in una dozzina di minuti a Otranto è riuscito a scontentare tutti, ma a promuovere da par suo l’ultimo investimento, il Twiga in terra salentina, prossima apertura dopo Versilia e Montecarlo. Modi bruschi e diretti, effetto assicurato: «Io so bene come ragionano i ricchi. Vogliono spiagge organizzate, strutture per far divertire i loro figli, e movida fatta bene. Vogliono tutto e subito, chi ha molti soldi non vuole prati né musei. Altrimenti dopo due giorni si rompe le p... e se ne va».
Il denaro è la guida dei suoi ragionamenti. Spiega che «il turismo di cultura prende sempre la fascia bassa» e, a chi prova a obiettare che chi ha disponibilità rappresenta una fetta ridotta, lui ribatte sicuro: «Sono quelli che ti lasciano più soldi. Il turismo degli yacht è il più ricco, un’imbarcazione di 70/60 metri spende 25/30 mila euro al giorno, cosa che nessuna villa farà mai». In conclusione: tanti porti e comfort, e megalberghi altroché pensioni Mariuccia, e ristoranti stellati come se fossimo a Dubai («Sapete che lì stanno costruendo un canale largo 62 metri e lungo 38 chilometri? Ho chiesto: per chi lo fate? E loro: per i turisti»).
Briatore non è uno sprovveduto, sapeva benissimo che avrebbe sollevato un putiferio. Già in sala qualcuno l’ha contestato. E l’assessore regionale al Turismo, Loredana Capone, presente al dibattito, ha subito puntualizzato che «non autorizzeremo la costruzione di altre strutture sul mare».
I social ovviamente si sono scatenati e qualcuno si è pure schierato dalla sua parte. Ma per lo più ha prevalso l’orgoglio regionale e la difesa di un modello di sviluppo più eco(nomico)sostenibile. I media sono andati a caccia di pugliesi illustri. Il foggiano Renzo Arbore: «Da noi viene una borghesia illuminata cui piacciono le nostre spiagge, il nostro cibo e la nostra cultura». La brindisina Flavia Pennetta, ex tennista: «Il mondo è bello perché vario, ognuno può scegliere di andare dove meglio crede». E Albano Carrisi di Cellino San Marco, anche se in qualche modo lo difende («Il lusso di Briatore è una nicchia che va rispettata»), aggiunge che «da noi vengono i ricchi americani e non solo a sposarsi nelle masserie e negli agriturismi».
Dal canto suo, il fondatore del Billionaire è anche convinto che «quello ricco è un turismo molto più educato di quello povero». Insomma, non ne fa solo una questione di denaro, ma anche di decoro.