Corriere della Sera, 22 settembre 2016
Il 70% degli elettori di Forza Italia vorrebbe ancora e sempre Berlusconi
La convention di Stefano Parisi a Milano, intitolata «Energie per l’Italia», aveva l’obiettivo di far ripartire il centrodestra, con nuove idee e un nuovo ceto politico, lanciando soprattutto un passaggio di testimone da Berlusconi alle nuove leve, fuori dal giro degli esponenti politici che finora hanno diretto Forza Italia. Dopo la chiusura dell’evento abbiamo testato le opinioni degli italiani rispetto ai possibili scenari del centrodestra. Il 40% dei nostri intervistati ha almeno sentito parlare di questo meeting, con le punte più elevate tra gli elettori centristi, i livelli più bassi (nell’ambito delle forze di centrodestra) tra gli elettori leghisti.
La crisi del centrodestra è sotto gli occhi di tutti e proprio per questo abbiamo voluto testarne le ragioni. Che sono piuttosto articolate, poiché il 36% la attribuisce ad una crisi di leadership, il 29% alla mancanza di un progetto politico, il 27% alla mancanza di ideali e valori unificanti. Le risposte per elettorati sono molto illuminanti. Gli elettori di centro attribuiscono massicciamente la crisi ad un’assenza di valori, gli elettori di Forza Italia, ancora più massicciamente, all’assenza di un leader adeguato, gli elettori leghisti alla mancanza di un progetto politico. E chi ha smesso di votare centrodestra lo ha fatto soprattutto perché non ne distingue più gli obiettivi.
Dal sondaggio emerge la forte difficoltà del centrodestra ad indicare un capo riconosciuto. Come leader di Forza Italia gli elettori di questa formazione preferiscono di misura Toti (29%), seguito da Parisi (21%) quindi da Brunetta (15%). E più di un quarto ritiene che nessuno di questi personaggi possa essere il successore di Berlusconi. Ma è interessante sottolineare come gli elettori da conquistare, il centrodestra incerto, non riconosca nessuno di questi nomi.
Non molto cambia quando parliamo dell’intero centrodestra, per il quale abbiamo testato come possibili leader Parisi, Salvini e Meloni. Di nuovo gli elettori di Forza Italia si dividono fra i tre con una lieve prevalenza di Parisi e un terzo che non gradisce nessuno dei tre. Anche in questo caso gli elettori incerti di centrodestra ricusano le proposte con i due terzi che non sanno esprimersi. Gli elettori centristi bocciano tutti esplicitamente. Solo gli elettori leghisti, per oltre il 70%, convergono su Salvini.
Sul passo indietro di Berlusconi per lasciar spazio a nuovi dirigenti c’è un generale scetticismo. Sul totale degli elettori meno di un terzo pensa che lascerà, tra gli elettori di Forza Italia i due terzi pensano che nessuno possa sostituirlo, viceversa quelli della Lega e centristi sono convinti che il suo istinto di prevalenza lo porterà, come altre volte è accaduto, a mantenere un ruolo centrale. Di nuovo, sono gli elettori incerti del centrodestra che pensano in netta maggioranza che cederà la leadership. E questi elettori sono convinti della necessità che si faccia da parte per il bene del centrodestra, come d’altra parte leghisti e centristi, mentre gli elettori di FI pensano per oltre il 70% che non è bene che si faccia da parte.
Anche il percorso di alleanze si rivela complesso e frastagliato. Gli elettori leghisti sono unanimi o quasi nel pensare che la soluzione migliore sia una coalizione che raccolga tutte le forze, al contrario gli elettori centristi sono per un’alleanza moderata che escluda Lega e Fratelli d’Italia. Perplessi gli elettori di Forza Italia che solo per meno della metà auspicano una coalizione allargata, mentre per il 33% confidano addirittura in un percorso solitario della propria formazione e per circa un quinto preferirebbe un’alleanza delle forze moderate senza Lega e FdI.
In un contesto caratterizzato da opinioni così diversificate emergono non pochi dubbi sulle possibilità di affermazione dell’esperimento avviato da Parisi. Gli elettori di Forza Italia coltivano qualche speranza, mentre i leghisti sono tranchant e i centristi molto perplessi. Insomma, all’indomani dell’evento milanese la situazione nel centrodestra sembra rimanere indecifrabile: non emerge un leader riconosciuto dalle diverse componenti di questa importante area politica. È un’area che, sulla base dei sondaggi, nell’insieme si avvicina al 30% dei voti validi, grosso modo allo stesso livello di Pd e M5S. Senza contare l’area dell’astensione, nelle cui fila gli ex elettori di centrodestra delusi sono decisamente numerosi.
In assenza di un leader condiviso permane difficile un processo di federazione e la definizione di un progetto politico originale e distintivo che possa rappresentare un’alternativa credibile, in grado di influenzare l’agenda politica (come fece Berlusconi in gran parte del periodo della cosiddetta «Seconda Repubblica») e di parlare ad un blocco sociale che in parte è rimasto orfano, in parte ha cercato altre strade.