Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 21 Mercoledì calendario

Svezia e Germania, ecco dove vogliono vivere i migranti

Germania “superstar” nel 2015 sul fronte caldo dei migranti. Berlino ha registrato 440mila nuove richieste di asilo, un quarto del totale Ocse, con un aumento del 155% sul 2014 e contro una media annuale 2011-13 di 73mila. Considerando anche i migranti interni da altri Paesi Ue stimati tra 450-500mila, la Germania – scrive l’Ocse – ha segnato nel 2015 almeno un milione di nuovi ingressi di immigrati permanenti, «un livello paragonabile, se non superiore, agli Usa». Ma è stata la Svezia a ricevere il maggior numero di richieste in proporzione alla popolazione (1,6%). Nell’area Ocse la popolazione nata all’estero nel 2014 ha toccato 120 milioni di persone. Lo sottolinea l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel rapporto annuale sulle Prospettive Internazionali della Migrazione.
Più in generale nel 2015 i migranti permanenti nell’area Ocse (composta dai 35 Paesi più industrializzati del pianeta) sono aumentati del 10% rispetto al 2014 a un totale di circa 4,8 milioni, superando anche i massimi del 2007. Inoltre sono 1,65 milioni le persone che hanno fatto richiesta di asilo, il doppio del 2014 e un numero senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. I rifugiati siriani rappresentano il 25% delle richieste di asilo e gli afghani il 16%.
L’occupazione dei migranti è rimasta stabile o è leggermente diminuita nel 2011-2015 nella maggior parte dei Paesi Ocse, ma il loro tasso di disoccupazione è rimasto alto. Nel 2015 il tasso di occupazione dei migranti nell’area Ocse era pari al 64,5% in 2015, sui livelli del 2014 (64,3%) e il tasso di disoccupazione risulta dell’11,8% dal 12,0% nel 2014. In tutti i Paesi Ocse – sottolinea il rapporto – i migranti si concentrano nelle aree urbane, spesso per l’effetto “network” o perché pensano di trovare più facilmente alloggio o lavoro. Al tempo stesso, tuttavia, in molti Paesi europei con un’ampia proporzione di immigrati, è proprio nelle aree urbane che è più elevata la disoccupazione anche tra i nativi, in particolare quelli con bassa grado di istruzione. Data tale concentrazione, l’impatto dei migranti è avvertito soprattutto a livello locale, ma la maggior parte degli studi fatti non ha trovato effetti dell’immigrazione sui salari locali o sull’occupazione e nella minoranza di studi che ne ha trovati, si è trattato di effetti minori sia positivi sia negativi. L’evidenza empirica suggerisce poi che i migranti tendono a ’consumare’ meno servizi sanitari delle persone nate nel Paese che li ospita. Sono per contro importanti fornitori di servizi sanitari quali lavoratori del settore, dove sono spesso sovra-rappresentati.
Gli immigrati tendono d’altro canto ad usare più spesso dei nativi i trasporti pubblici. Nelle scuole i figli di immigrati, soprattutto se arrivati recentemente nel Paese, spesso necessitano di un sostegno e quindi implicano maggiori costi pro capite. Ad essere temuta è soprattutto la concentrazione di figli di immigrati per i livelli di apprendimento della classe. Ma – sottolinea l’Ocse – a pesare è piuttosto la concentrazione di genitori con basso livello di istruzione. Da sfatare, poi, la preoccupazione che ai migranti sia riservato un trattamento di favore nell’assegnazione di alloggi sociali, dove invece sono sotto-rappresentati.
«I Governi devono agire per contrastare il contraccolpo anti-immigrazione» nell’opinione pubblica, ha sottolineato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, rilevando la necessità di un’azione sistematica e basata sulla cooperazione internazionale.