Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 21 Mercoledì calendario

Il vinile cresce ancora

Il vinile cresce ancora, ma meno di una volta. Negli Stati Uniti nel primo semestre del 2016 sono stati venduti 6,2 milioni di copie, contro i 5,6 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso; l’incremento è dell’11,5 per cento contro il 38,4 del 2015. Negli Usa c’è già chi parla di fine del revival, e a riprova cita anche il passaggio di proprietà dell’edificio di Amoeba Music, il tempio del vinile di Los Angeles. A San Francisco hanno chiuso Rasputin Music e Aquarius Records, altre tappe irrinunciabili di pellegrinaggi in cerca di dischi rari. Ma poi invece Aquarius riapre e Amoeba conferma che tutto continuerà come ora «per diversi anni almeno» nella sede di Sunset Boulevard, mentre allarga ancora l’offerta della filiale di San Francisco. Dove funziona a pieno ritmo Pirates Press, uno dei pochi impianti che stampano ancora dischi in vinile. 
A caccia di dischi
Su Haight Street c’è il secondo negozio di Amoeba Music, nato nel 1997, sette anni dopo quello storico di Berkeley, dall’altra parte della Baia. In 2200 metri quadri, la sede di San Francisco offre dischi nuovi e usati, compact disc e perfino cassette. Alle pareti di quella che fu una sala da bowling sono appesi centinaia di dischi (e c’è spazio anche per qualche italiano, comeSocialismo e Barbarie dei CCCP). Si lasciano borse e zaini all’ingresso, e la caccia può partire. Nel caso, c’è un omone barbuto che fornisce informazioni al suo chioschetto, però tutti gli addetti sono capaci di rispondere alle domande più curiose. I quarantacinque giri sono raccolti in scatole di cartone, compulsati dai collezionisti, mentre gli ellepì di David Bowie, Pink Floyd e Genesis in ristampe lussuose costano assai più che in Europa. La scelta è più ampia (e i prezzi più bassi) quando si passa a musicisti californiani, come Jefferson Airplane, Tuxedomoon o American Music Club. Molte curiosità anche nel reparto usato, dov’è possibile trovare ancora qualche vinile completamente analogico, a patto di fermarsi ai primissimi anni Ottanta.
L’inganno dell’analogico
Ritorno al vinile, infatti, non vuol dire ritorno dell’analogico. Con pochissime eccezioni, sui dischi attuali la musica passa attraverso uno stadio digitale, sia per i titoli più recenti, sia per le ristampe rimasterizzate. Così è il caso di dichiarare ampiamente sopravvalutata la teoria che il vinile sia da preferire al digitale: un giradischi economico non suonerà mai meglio di una scheda audio, di un convertitore, di un lettore di rete o anche solo di un compact disc di pari prezzo. E uno di qualità più elevata non farà altro che riprodurre fedelmente un segnale nato, elaborato e trasportato in forma digitale. Aggiungerà di suo il fruscio del vinile, i ticchettii dei graffi, il rombo del disco che ruota.
Il tempo ritrovato
Ma non è tanto qui il vero fascino del vinile. Il 33 giri è un modo di vivere la musica che snobba l’offerta sovrabbondante e tutta uguale dei servizi streaming e dei negozi digitali, ignora la gloria breve del compact disc, non si addentra nella complessità di hard disk e mp3 registrati su computer. Il vinile è slow music, ha ritmi lenti: venti, venticinque minuti di canzoni, poi silenzio. Un rito vecchio di decenni, che però in Italia anche i giovani stanno riscoprendo (secondo Ipsos Connect, il 29 per cento dei ragazzi tra 16 e 24 anni ha ascoltato almeno un vinile negli scorsi sei mesi). Ci si alza, si solleva la puntina, si sposta il braccio, si cambia facciata, si comincia di nuovo, e così un limite della tecnologia diventa l’occasione per uno scatto creativo: sulla divisione tra le due facciate giocheranno Bob Dylan, i Beatles,i Queen; Brian Eno ci costruirà Before And After Science, i Rem Fables Of The Reconstruction, che diventaReconstruction Of The Fables.
Lanciando l’iPod Shuffle nel 2005, Steve Jobs disse che la musica, come la vita, è bella perché lascia spazio alla casualità. Un disco in vinile, però, è una scelta consapevole che si ripete ogni volta, e il fondatore di Apple lo sapeva bene: cercò a lungo un modo per dare ad iTunes l’apparenza di una raccolta di album, introducendo anche la possibilità di sfogliare le copertine con l’indice, come fossero su uno scaffale. È un gesto che si impara subito e non si dimentica più.