la Repubblica, 21 settembre 2016
Qualcuno dica a Briatore che anche i ricchi meritano rispetto
Se esistesse un Sindacato dei Ricchi, dovrebbe querelare Flavio Briatore per l’ostinazione indefessa con la quale, attraverso i decenni, lavora per equiparare la figura del ricco a quella del burino. Non che manchino i ricchi burini: basta una capatina a Porto Cervo o a Montecarlo per prenderne visione. Ma ce ne sono parecchi che associano al censo e al privilegio anche quel tanto di understatement e di cultura che li discosta radicalmente dal modello Briatore, e aiuta non poco a renderli meno nocivi all’estetica del mondo. E quando Briatore, nel Salento per promuovere un suo localone tutto ghingheri e banconote, dice che “ai ricchi non bastano cascine e masserie, prati e le scogliere, loro vogliono il lusso e la movida”, se la ridono certamente nelle loro cascine e masserie, e lungo prati e scogliere, alla larga dalla calca, dai paparazzi, dai calciatori, dalle fidanzate dei calciatori, dai vip-watcher e dalla parata di carte di credito che Briatore spaccia, da anni, per un approdo fichissimo ed esclusivo. Per chi? Si capisce che la crisi del rublo e il trasferimento di Bobo Vieri a Ibiza abbiano drasticamente ridotto la clientela ideale di Briatore. Ma perché rivalersi così crudelmente sui ricchi rimasti nei paraggi, raffigurandoli come detestabili tangheri che “vogliono tutto e subito” (proprio così ha detto)? Non sarebbe più logico, per un uomo di destra come Briatore, un poco di rispetto per i ricchi?