Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 21 Mercoledì calendario

Il padre dell’attentatore di New York sapeva che suo figlio era un terrorista. Lo aveva detto anche all’Fbi

I viaggi in Afghanistan e Pakistan, eventuali complici, i possibili legami con il terrorismo internazionale. A 24 ore dall’arresto di Ahmad Khan Rahami, il cittadino americano di origini afgane che avrebbe piazzato le bombe di Chelsea e Jersey Shore, sono tanti i quesiti su cui stanno lavorando gli investigatori. Il terrorista rifiuta di collaborare ma informazioni preziose arrivano da un taccuino che aveva addosso. Ed emerge un dettaglio inquietante: due anni fa il padre aveva denunciato all’Fbi il figlio “terrorista”. Qualcosa non ha funzionato?
LE INDAGINI
Gli investigatori stanno interrogando Rahami ma lui non collabora. Per ora l’accusa è tentato omicidio nei confronti dei 5 agenti presenti alla cattura. Si continua a investigare sul suo ruolo nelle bombe di Chelsea e New Jersey. Al vaglio il video di un uomo somigliante a Rahami che lascia una borsa, poi raccolta da due uomini: forse ladri che inavvertitamente disinnescano l’ordigno. Per l’Fbi «non ci sono indicazioni di una cellula attiva». E i 5 fermati domenica sono stati rilasciati. Qualcuno però potrebbero averlo aiutato a costruire gli ordigni.
I VIAGGI, IL QUADERNO E I LEGAMI INTERNAZIONALI
Nel taccuino sporco di sangue e bucato da una pallottola di Rahami, ci sono riferimenti agli attentati della maratona di Boston e al club gay di Orlando e ad Anwar al-Awlaki, l’imam americano di origini yemenite la cui dottrina è chiave per tutti i radicalizzati di lingua inglese, ucciso in Yemen da un drone nel 2011. Diversi i viaggi, anche lunghi di Rahami in Afghanistan e Pakistan. Al suo ritorno era stato interrogato dalle autorità. Nel quaderno mancano riferimenti all’Isis e ai Taliban.
LA FAMIGLIA: LA MOGLIE, IL PADRE, LA EX
La moglie pachistana è riapparsa negli Emirati Arabi e collabora con la polizia. Il padre ha detto di aver denunciato due anni fa le “attività terroristiche” del figlio dopo che aveva assalito un fratello con un coltello: sarebbe stato in carcere tre mesi, poi la denuncia ritirata. Secondo l’ex fidanzata Maria, madre di un’altra figlia, «odiava i gay e la cultura occidentale».