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 2016  settembre 21 Mercoledì calendario

Si torna alla prima Repubblica. L’M5s vuole il proporzionale

Il Movimento 5 stelle non finisce mai di stupire, ma bisogna ammettere che ieri ha superato se stesso con la proposta di tornare al proporzionale senza premio di maggioranza, quello che una volta si chiamava “puro” e nel secolo scorso fu per quarantacinque anni, dal ’48 al ’93, l’architrave della Prima Repubblica e della cosiddetta “partitocrazia”. I cittadini votavano per i partiti, che ancora esistevano e non erano tutto il male che poi s’è voluto far credere, e i partiti in Parlamento formavano le alleanze e i governi possibili, che duravano mediamente otto-nove mesi.

Nel ’93, quando il secondo referendum Segni, con il 95 per cento dei “Si” abrogò il proporzionale, Luigi Di Maio aveva sette anni, Alessandro Di Battista e Virginia Raggi quindici; solo Grillo, nato proprio nel ’48, l’anno dell’entrata in vigore della Costituzione, può avere un ricordo concreto di quell’epoca, anche se faceva ancora soltanto il comico e giusto quell’anno, dopo la purga impostagli dai socialisti, rientrò su Rai 1 con il suo “Beppe Grillo show”, che fece quindici milioni di ascoltatori.
Questo per dire che è difficile, se non impossibile, che il gruppo dirigente stellato possa avere davvero nostalgia di un’epoca che non gli è mai appartenuta. Si possono fare due ipotesi: che M5s riscopra il proporzionale essendo interessato a un sistema in cui spesso il maggior partito d’opposizione contava più di quelli di governo, come accadeva al Pci, e come pure, fatte le dovute differenze, è accaduto ai 5 stelle nella fase iniziale e confusionale di questa legislatura, quando Bersani s’era messo in testa di farci un governo insieme. Oppure che Grillo abbia scelto la sponda del proporzionale proprio per tenersi lontano dall’inevitabile (e inconcludente) discussione che si aprirà, proprio oggi alla Camera, sulla revisione dell’Italicum. Un modo come un altro di difendere un maggioritario a doppio turno osteggiato a parole, ma molto conveniente per M5s, come hanno dimostrato i recenti ballottaggi di Torino e Roma.
In ogni caso, anche se nella politica italiana di oggi non si può escludere nulla, il restauro del sistema della Prima Repubblica sarebbe molto difficile, ma non del tutto impossibile, specie in caso di vittoria del “No” al referendum e di conseguente necessità di provvedere a una legge per rieleggere, oltre alla Camera, un redivivo Senato. La Corte costituzionale non avrebbe che da ripubblicare la sentenza con la quale cancellò il Porcellum, ma non del tutto, e delineò il Consultellum: cioè il ritorno, provvisorio non si sa quanto, al proporzionale.