Corriere della Sera, 21 settembre 2016
L’Ue piace a otto italiani su dieci
Far parte dell’Unione Europea porta vantaggi ai cittadini, quali la libera circolazione delle persone e la moneta unica. Ma la politica di gestione dei migranti e della lotta alla povertà langue e si fa troppo poco per ridurre il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri.
Sono queste tra le principali conclusioni del report realizzato dall’Istat e promosso dalla presidente della Camera Laura Boldrini, il risultato di una consultazione tenutasi dal 12 febbraio al 31 agosto sul sito online della Camera, dal titolo «Lo Stato e le prospettive dell’Unione Europea».
Al questionario, composto da sette domande, hanno risposto oltre 10 mila cittadini di ogni fascia d’età. La metà al Nord, l’altra metà divisa tra Centro e Sud. Il 77 per cento ha risposto che l’Ue assicura vantaggi ai cittadini, ma la cosa che sorprende moltissimo in un’epoca in cui il «marchio» europeo appare in crisi, è che una quota molto elevata, l’83 per cento, ritiene che la cittadinanza europea vada rafforzata, e che per farlo il modo migliore sia quello di assicurare a tutti i cittadini europei prestazioni sociali adeguate, come il reddito minimo garantito e una soddisfacente assistenza sanitaria.
Il 68 per cento vorrebbe cambiare l’assetto istituzionale dell’Ue perché si possa più facilmente uscire dalla crisi. Un venti per cento invece è fermamente contrario. Oltre il 50 per cento ritiene che la libera circolazione delle persone sia il vantaggio più grande di far parte dell’Europa unita; mentre il 33 per cento pensa che l’Ue abbia garantito più pace e stabilità e il 32 per cento vede con favore gli scambi culturali come i progetti Erasmus. Il 28 per cento apprezza l’adozione della moneta unica e il 23 per cento il mercato interno in cui è garantita la libera circolazione di merci e servizi. Sono però gli over 60 a dare più peso all’importanza della stabilità e della pace in Europa, e alla moneta unica; i giovani, invece, agli scambi culturali.
L’Europa appare invece ancora inadeguata a fronteggiare la crisi umanitaria dovuta ai flussi di profughi: lo pensa il 69 per cento del campione, mentre il 56 per cento non vede grandi sostegni alla crescita economica e all’occupazione, e il 31 per cento non pensa che l’Europa riesca a essere incisiva nella lotta alla povertà.
E ancora: il 39 per cento sarebbe favorevole a una federazione tra tutti gli Stati membri, mentre il 29 per cento la vorrebbe limitare ai Paesi dell’Eurozona. Resta uno zoccolo duro del 20 per cento, contrario a qualsiasi cambiamento istituzionale. Quanto a terrorismo e politica estera, gli under 20 vorrebbero un’Ue più in grado di combattere il terrorismo e la criminalità internazionale (54 per cento contro il 33 per cento del totale), gli over 60 vogliono una politica estera europea e di difesa più forte (40 per cento contro il 29).