La Stampa, 20 settembre 2016
L’Italia del golf è tornata a sorridere grazie a Francesco Molinari, che qui spiega come è tornato a vincere l’Open
La felicità è tornare a casa, a Londra, con quel trofeo che dà emozioni speciali e celebra la rinascita: l’Open d’Italia. Francesco Molinari ha svoltato, esibendo una nuova condizione mentale e di gioco. Promosso dal green, ora si gode il riposo in famiglia. Poi programmerà i prossimi tornei, il golf non si ferma mai: «Ancora tre o quattro, un po’ negli Stati Uniti un po’ in Italia».
Cosa ha cambiato nella preparazione per tornare al vertice?
«La cura di alcuni dettagli, ma il vero salto è quello mentale, psicologico. Non ho fatto un percorso dallo psicanalista, ma i miei allenamenti sono più vicini alle condizioni di gara. E ho visto la differenza, reggo meglio la pressione. Ho più grinta, più fame».
Un esempio?
«Fino alla buca 12, domenica è andato tutto liscio, sono stato perfetto. Poi si sono complicate le cose ma ho saputo uscire dal momento difficile. Questo è il vero salto. Ad esempio alla buca 18 avevo un albero davanti eppure ho tirato un gran colpo a girare. In campo mi è sembrato tutto naturale, facile. Solo dopo ho realizzato quanto in realtà fosse difficile...».
Cosa ha imparato giocando nel Tour americano?
«L’ambiente è più competitivo, soprattutto per un europeo come me cresciuto nel Tour del Vecchio Continente. In America ci sono condizioni sempre diverse e devi adattarti di più. Il segreto è curare ogni dettaglio».
La vittoria più bella?
«La più fresca, l’Open di domenica, speciale per la cornice di pubblico, indimenticabile. La mia migliore prestazione in carriera rimane quella di Shanghai nel 2010. Ho battuto Lee Westwood di un colpo e lui allora era il numero uno al mondo. Superarlo è stata una vera impresa».
La grande occasione persa?
«Lo Scottish Open del 2012, ero in testa fino a quattro-cinque buche dalla fine e ho perso ai playoff contro l’indiano Jeev Milkha Singh».
Deluso dalla mancata convocazione per la Ryder Cup?
«Ho lavorato molto per migliorare e si è visto. Certo se avessi fatto qualche risultato in più forse sarei in partenza per la Ryder, ma i tornei non sono cose che si possono controllare. Era destino... Adesso voglio risalire in classifica».
La Ryder Cup del 2022 sarà a Roma, il golf italiano è pronto?
«Sì e l’affluenza di pubblico a Monza l’ha dimostrato. Fa piacere aver contribuito a far crescere il movimento, la responsabilità è ancora più grande».
Lei è un giramondo e vive a Londra ai tempi della Brexit. Com’è l’Italia vista da fuori?
«È sempre bella, sia io che mia moglie siamo molto legati al nostro Paese. Mi manca. Un altro discorso è il futuro dei nostri figli, loro sono nati in Inghilterra. È stata una scelta difficile, fatta non per scappare ma solo per motivi professionali».
Francesco, come ha vissuto le magie di Alex Zanardi alle Paralimpiadi?
«È un fantastico modello per tutti. Si è trovato in una situazione drammatica e ha reagito così. Spero che diventi l’esempio cui tutta l’Italia si ispira per crescere».