Corriere della Sera, 20 settembre 2016
L’ennesimo piano del governo per l’emergenza migrati
Un piano di interventi per ricollocare i profughi in strutture definitive dove possano attendere l’esito della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. È questa una delle priorità del governo, che mette a punto la nuova strategia per gestire l’emergenza legata all’arrivo dei migranti. Perché, come conferma da New York il presidente del Consiglio Matteo Renzi, «oggi abbiamo una situazione dove i ministeri che si occupano di immigrazione sono sei o sette, l’idea è quella di un coordinamento più efficace».
Il commissario di governo
La nuova struttura dipenderà direttamente dal premier e potrebbe essere affidata a una sorta di «commissario» di cui si dovrà tracciare l’identikit. Di certo avrà il compito di stabilire le nuove regole in materia di accoglienza e soprattutto di cooperazione con gli Stati africani da cui partono uomini, donne e bambini che hanno come meta l’Europa. Ma dovrà anche rivedere le procedure per l’esame delle domande in modo da snellirle ulteriormente.
Le sei caserme già pronte
Di fronte alle resistenze di Regioni e Comuni per mettere a disposizione le strutture dove garantire l’assistenza degli stranieri, il governo ha già ristrutturato sei caserme. Quattro sono in Veneto, una in Friuli, una in Sicilia. Ed è proprio qui che sarà trasferita la gran parte delle persone che attualmente vivono in alloggi reperiti dalle prefetture. Sono la Cavarzerani di Udine, la Prandina e la Bagnoli di Sopra a Padova, la Serenza a Treviso e la Conetta di Cona a Venezia, oltre alla Gasparro di Messina.
Nei prossimi giorni ci sarà un incontro con l’Anci, l’associazione che rappresenta i sindaci. Si cercheranno tutte le possibili soluzioni per garantire il funzionamento del sistema, ma la dichiarazione di Renzi, quando sottolinea la necessità di «evitare di lasciare queste persone a bighellonare» fa ben comprendere l’obiettivo: fare in modo che abbiano un’occupazione in attesa di conoscere il proprio destino.
Gli accordi bilaterali
La missione primaria la ribadisce il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: «Investire in Africa per affrontare alla radice le cause delle migrazioni. Investiamo in Africa per investire nel nostro futuro». All’azione diplomatica sarà affiancata quella dell’intelligence, proprio questo sarà uno dei motivi che rende indispensabile il coordinamento tra le varie componenti ministeriali.
La trattativa con gli Stati da cui partono i migranti dovrà prevedere un investimento in quelle aree per assicurare così gli aiuti indispensabili a convincere le persone a rimanere nelle proprie terre e avere un lavoro. Ma anche servizi essenziali come le scuole e tutto ciò che è necessario per vivere. Ecco perché si è deciso di contare anche sull’attività degli 007, soprattutto in quei Paesi dove la presenza è consolidata e anche i rapporti con i governi possono essere più agevoli.