la Repubblica, 18 settembre 2016
L’oro in mezzo alle macerie. Quando i sopravvissuti pensano all’eredità
C’era un’isola del tesoro, in mezzo a quel mare di macerie che una volta era Pescara del Tronto. Così tanti sacchetti d’oro, zeppi di monili e preziosi, da far girare la testa; e da far intervenire la magistratura, che ha sequestrato tutto e indaga per ricettazione. Sono spuntati fuori dalla casa di villeggiatura di una coppia di orefici romani, Loredana e Fulvio, morti sepolti dalle loro mura imbottite d’oro.
La casa forziere, divenuta una tomba, era proprio al centro del paese, una zona così devastata che non è rimasto in piedi nulla. C’è voluta una settimana per mettere in sicurezza l’area e trovare i corpi di Fulvio Olivandi e Loredana Lo Russo, 48enni titolari di una catena di negozi di “compro oro” nel quartiere popolare di Centocelle a Roma, e commercianti all’ingrosso di preziosi. I loro corpi sono stati tra gli ultimi recuperati, nel paese in cui hanno perso la vita 45 persone.
Poche ore dopo il sisma, mentre ancora si tentava disperatamente di trovare e soccorrere i superstiti, la nipote del gioielliere, Ilaria Olivandi, ha avvertito i carabinieri che sotto le macerie della casa che aveva travolto gli zii c’era tanto, molto oro. «Eravamo in vacanza a Ostuni, in Puglia – racconta il marito, Fabrizio – e quella notte ci ha telefonato mio suocero avvertendoci del terremoto. Siamo saltati in macchina e siamo tornati subito al paese: fino a una settimana prima c’eravamo anche noi, poi avevamo deciso di prenderci qualche giorno di riposo al mare, per fortuna».
Arrivati a Pescara, si sono trovati di fronte il disastro. «La nonna di Ilaria è stata salvata subito, e anche uno dei nostri due cagnolini. L’altro, Tyson, lo hanno trovato vivo dopo tantissimi giorni, un miracolo», racconta Fabrizio. Ma all’appello mancavano gli zii, Fulvio e Loredana, e il loro oro: pendenti e orologi, collane e anelli, tutti «meticolosamente annotati e divisi in sacchetti del peso di un chilo», spiega il maggiore Luigi Delle Grazie, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Ascoli.
Merce per milioni di euro, nascosta «senza particolari accorgimenti in nicchie realizzate nei muri di tutta la casa, all’interno di scatole e contenitori», spiegano gli inquirenti. Vatti a fidare dei caveau: Loredana e Fulvio non ci pensavano proprio, troppo pericoloso accumulare oro dove i ladri sanno che dovresti nasconderlo. Così avevano scelto il paese, quei vecchi muri di pietra dove trascorrevano le ferie tra gente semplice e senza ricchezze ostentate, per proteggere la loro riserva senza dare nell’occhio.
Erano orefici affermati e senza guai con la giustizia: «Le modalità scelte per nascondere la merce, ben catalogata e suddivisa, sono assolutamente compatibili con la loro attività di compro oro», spiegano i carabinieri. Tuttavia la quantità elevata di preziosi, su cui gli inquirenti preferiscono non dare dettagli «per non attirare ulteriormente la corsa ad accaparrarsi l’eredità», ha spinto i carabinieri ad allertare la procura di Ascoli, che ha aperto un fascicolo per ricettazione e ha così potuto sequestrare tutto, mettendolo al sicuro. Gli Olivandi avevano un figlio, un ragazzo di 17 anni, e dovrà essere nominato un tutore per proteggere i suoi interessi. Nel frattempo, la procura accerterà provenienza e legittimità delle prime rivendicazioni arrivate dai familiari che gestiscono attività analoghe di commercio di preziosi.
«Una settimana fa zio Fulvio mi aveva detto: se mi succedesse qualcosa ti lascio mio figlio, sei l’unica di cui mi fidi», diceva Ilaria ai giornalisti la mattina del 24 agosto, mentre attendeva in lacrime di sapere se dopo la nonna e il cane avrebbero trovato vivi anche gli zii e l’altro chiwawa, Tyson. È con lei ed il marito Fabrizio che ora vive il nipote. Per giorni Ilaria e Fabrizio hanno dormito in una tenda nel campo di Pescara del Tronto, continuando a cercare gli zii e il loro oro. Ogni giorno li incontravi al punto di comando dei vigili del fuoco, che organizzano gli accompagnamenti di chi ha piccoli oggetti personali o documenti da cercare tra le macerie. Sono loro ad aver dato la mappa del tesoro ai soccorritori. La zona della casa, il colore dei muri, gli elementi di arredamento per identificare il luogo in cui le nicchie avevano nascosto quella fortuna che ora sbalordisce il paese. Ma sarà la magistratura a decidere se, e a chi, riconsegnarla.