la Repubblica, 17 settembre 2016
Ricordi di Jarno Trulli, l’ultimo italiano in F1
Un anno fa l’ultima vittoria Ferrari, che non sembra in condizione di ribadire quell’exploit. Ma sono ormai 5 anni di F1 senza un pilota italiano in pista: l’ultimo fu Jarno Trulli, insieme a Vitantonio Liuzzi.
Jarno, se lo ricorda quel giorno?
«Come potrei dimenticarlo? Brasile, Interlagos 2011».
Scusi, ma oggi cosa fa?
«Oggi Trulli è un imprenditore. Vino, immobili…».
E i motori? La Formula Uno?
«Non c’è, e non ne ho nostalgia. C’è un tempo per tutto. Non mi ci vedo comunque, e non credo che mi ci divertirei. Meglio fare il sommelier».
Da allora il deserto. Eppure Giovinazzi a Monza ha entusiasmato il mondo dei motori.
«I piloti italiani sono snobbati, questa è la verità. Dei mohicani. Ma abbiamo anche un team in meno».
La Minardi, oggi Toro Rosso.
«E la Ferrari non prende piloti italiani, è un dato di fatto».
C’è un motivo?
«Hanno sempre preso buoni piloti…».
Non male, la battuta.
«È così, non c’è l’opzione italiana. Però poi, a guardare, i team inglesi prendono gli inglesi».
Problema di risorse umane?
«Sì, i piloti italiani tardano a maturare, a essere più responsabili. Professionisti, in una parola».
C’è dell’altro?
«Sì, l’italiano oggi ha poco appeal, commercialmente. E non è aiutato nelle sponsorizzazioni».
Sa che l’Aci ha detto che è ora di far tornare piloti italiani in F1?
«Se l’hanno detto loro. La realtà è che esiste la Ferrari, e non il pilota italiano».
Poi c’è il problema F1.
«Uno solo?».
La Formula Noia, in primis.
«Già, in confronto la MotoGp è più accattivante».
Perché?
«Nelle moto il pilota è parte attiva, nell’auto ci sali sopra e stop».
Tocca rassegnarsi?
«Il vero grande errore è la ricerca continua del cambio dei regolamenti. Troppa confusione. Non si deve essere malati di tecnologia».
E quindi?
«La cura è riportare al pilota la padronanza della monoposto. Oggi abbiamo ingegneri che si arrampicano sulla tecnologia».
È stato a Monza, con i suoi figli. Le sensazioni?
«Non entravo nel paddock da anni. È stato un po’ triste, l’ho trovato asettico».
Meglio la Formula Elettrica, che ha guidato?
«No, è un mondo diverso che deve decollare».
Ha avuto come partner una donna, Michela Cerruti.
«Brava, ha saputo adattarsi».
Si sente un però…
«No, è che le donne hanno limitazioni fisiche, anche se potrebbe sempre nascere una pilota migliore dei maschi e non ci sarebbero problemi».
Insomma, questo futuro della F1 è a rischio.
«La F1 resta il fiore all’occhiello dei motori. Ma la crisi c’è per tutti. Oggi siamo affogati nei regolamenti, tutto è studiato al simulatore. Capisco le multinazionali, ma le scelte vanno fatte bene».
Che ne pensa dei contatti Ferrari- Dallara?
«Ben venga questa joint-venture se confermata, una motor valley italiana sarebbe una bella cosa. È la globalizzazione, no?».