la Repubblica, 17 settembre 2016
Perché il dromedario ha sempre avuto poco successo commerciale
Potrà forse sembrare troppo ricercata la scelta di raccontare il dromedario, avendo già descritto su queste pagine il cammello. Ma una gobba è una gobba è una gobba… E per questo il dromedario, il cui nome significa animale che corre veloce, ha sempre avuto minor successo commerciale. Che a guardar bene non è neanche così vero: l’altra gobba c’è, seppur minuscola. Ma le apparenze contano, così il dromedario, più che per le foto coi bambini, è stato impiegato ad attraversare il deserto, a fornire il latte e infine la pelle e il manto, dopo morto. Vive naturalmente in Asia e in Africa e artificialmente in Australia e a Pisa, nella tenuta di San Rossore. Ha un pelo più scuro di quello del cammello o molto più chiaro, fino al bianco. Pesa tra i 400 e i 600 chili, vive una quarantina d’anni e ha un periodo di gestazione di quindici mesi. Può resistere fino a otto giorni senza bere, addensando il plasma e moltiplicando i globuli rossi. Non suda e quando deve resistere senza acqua quasi non fa pipì. L’urea prodotta dal fegato non viene filtrata dai reni, ma torna indietro verso lo stomaco, senza che questo gli provochi un avvelenamento. Nonostante la sua unica gobba si restringa con grazia quando è vuota senza ammosciarsi come quella del cammello, non risulta che il dromedario se ne faccia un vanto.