La Stampa, 19 settembre 2016
Il petrolio libico resta nelle mani del generale Haftar
Il blitz delle Guardie petrolifere libiche è scattato sorpresa ieri mattina. E rapidamente è stato stroncato dall’intervento dell’aviazione di Tobruk che ha lasciato sul terreno, oltre a un numero imprecisato di combattenti morti, anche un deposito di carburante in fiamme. La controffensiva delle Guardie petrolifere del signore della guerra Ibrahim Jathran, fedeli al governo di Tripoli di Al Sarraj, si è spenta con la velocità di un fiammifero ma mostra quanto sia ancora precario il controllo del territorio nella Mezzaluna del Petrolio da parte del generale.
L’attacco è scattato ieri mattina all’alba. Due colonne sono sbucate dall’entroterra desertico e hanno puntato su Sidra e Ras Lanuf, i più orientali dei quattro terminal petroliferi nella Mezzaluna. Gli uomini del Libyan national army (Lna) sono stati colti di sorpresa. I miliziani di Jathran sono penetrati fino alle spalle del porto di Sidra dove ci sono le enormi cisterne di stoccaggio. Nella battaglia a colpi di mitragliatrici pesanti sono stati colpiti anche i depositi. Il numero 12, già danneggiato dall’Isis lo scorso febbraio, è andato in fiamme.
I militari del generale si sono riorganizzati. Due cacciabombardieri provenienti da Tobruk, forse Mirage 2000, hanno bersagliato i mezzi dei miliziani. Nel pomeriggio Muftah al-Muqarief, portavoce delle forze fedeli al governo di Tobruk ha proclamato: «L’attacco è stato respinto e la regione è sotto controllo». Resta da vedere se non sarà ripetuto. Il blitz ha anche bloccato le operazioni di carico del greggio a bordo della petroliera maltese SeaDelta, arrivata nei giorni scorsi a Ras Lanuf da Trieste. In un comunicato, a National oil company (Noc) spiega che la nave è stata costretta ad allontanarsi «per ragioni precauzionali» ma che nei prossimi giorni il carico, «diretto in Italia», sarà completato.
La Noc ha fretta di tornare alla normalità, per quanto una normalità post-Gheddafi, con la produzione che non ha più superato i 500 mila barili al giorno contro il milione e mezzo di prima della guerra civile. Ora è chiaro però che Tripoli non ci sta. Dopo il colpo di mano di Haftar il premier Fayez al-Sarraj ha cercato una mediazione. Venerdì e sabato c’è stato un vertice al Cairo con il presidente della Camera di Tobruk Aguila Saleh e lo stesso generale. Secondo fonti di Tobruk l’Egitto avrebbe proposto una formula di compromesso, un Consiglio di Difesa con dentro Sarraj, Saleh e Haftar in modo da cooptare gli uomini forti di Tobruk nel governo di unità nazionale.
Sirte agi sgoccioli
Ma evidentemente l’intesa non c’è e la resa dei conti fra Tripoli e Tobruk si avvicina, anche per l’imminente fine della battaglia contro l’Isis a Sirte. Le milizie di Misurata hanno confermato ieri l’uccisione dei due leader principali, Hassan Al-Kirrami e Walid Al-Furjani. Reda Issa, il portavoce dell’operazione Al-Bunyan Al-Marsoos (Edificio solido), ha annunciato che sono state neutralizzate due delle sei autobombe rimaste ai jihadisti, circondati in un’area sempre più ristretta del Quartiere 3.