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 2016  settembre 19 Lunedì calendario

Il Califfo ha superato Al Qaeda

Il fatto che il sindaco Bill de Blasio cerchi di rassicurare gli spaventati abitanti di New York dichiarando che gli attentati di questo weekend non hanno «nessun legame» con il terrorismo è indicativo di come sia cambiata, negli ultimi anni, la concezione del terrorismo negli Stati Uniti.
I due congegni esplosivi in città e l’ordigno rudimentale nel New Jersey sono stati chiaramente collocati con l’intenzione precisa di causare danno, ha detto De Blasio. A meno che le bombe non siano state piazzate da un individuo senza moventi politici o religiosi, un pazzo criminale che non aveva lo scopo di terrorizzare le persone, è una dichiarazione bizzarra. Una possibilità è che per de Blasio terrorismo voglia dire estremismo islamico violento, e che in realtà stia dicendo semplicemente che questi attacchi non sono ancora stati collegati allo Stato islamico.
In un’ottica di breve periodo, è assolutamente naturale: anche se l’estremismo di destra o di sinistra continua a rappresentare una minaccia rilevante negli Stati Uniti, così come la pura e semplice violenza criminale, nessuno di questi fenomeni riesce a terrorizzare grandi masse di popolazione e cambiare il modo di pensare loro e dei loro leader quanto due gruppi relativamente piccoli come Al Qaeda (dal 1998) e lo Stato islamico (negli ultimi venti mesi). In nemmeno due anni, lo Stato islamico è riuscito dove Al Qaeda ha fallito dal 2001 in poi, stimolando (se non proprio organizzando direttamente) almeno tre attacchi sanguinosi che hanno ucciso decine di persone. Le 29 persone rimaste ferite in questo fine settimana arrivano in piena campagna elettorale e monopolizzeranno l’attenzione dei media statunitensi ancora per giorni.
L’interrogativo immediato è chi possa essere il responsabile. C’è ancora una possibilità non trascurabile che sia opera di una piccola rete di estremisti di destra. L’atmosfera politica negli Stati Uniti è febbrile, anche e soprattutto per via della retorica di Donald Trump e dei suoi sostenitori. Succede spesso che la violenza fisica faccia seguito alla violenza verbale. Ma gli eventi degli ultimi mesi concentreranno inevitabilmente i sospetti sullo Stato islamico e sui musulmani che vivono negli Stati Uniti. La sorpresa degli americani di fronte alla possibilità di attentatori «nati in casa» ormai ha lasciato il passo a una visione esagerata, dalle conseguenze potenzialmente pericolose, della minaccia che rappresenta la comunità islamica per la «patria».
Un’indagine sul background di 330 militanti islamici statunitensi condotta dall’analista americano Peter Berger rivela che l’idea che gli individui si dedichino al terrorismo a causa di qualche esperienza di vita traumatica, o che si tratti di «teste calde senza familiari a carico», patologicamente disturbati, criminali di carriera o, come minimo, «poco svegli» è infondata. L’età media degli estremisti violenti negli Stati Uniti è di 29 anni; più di un terzo è sposato e la stessa percentuale ha dei figli; il 12 per cento è stato in prigione, contro una media del 9 per cento per la popolazione maschile complessiva; il 10 per cento ha problemi di salute mentale, una percentuale inferiore a quella della popolazione in generale. Come sottolinea Bergen, sono «americani normali».
Il profilo è molto simile a quello degli estremisti di destra o di sinistra. Ma questi attentatori, naturalmente, sono tutti nominalmente musulmani, o almeno è così che si identificano. Barack Obama, fra gli altri, insiste sul fatto che l’islamismo armato non ha nulla a che fare con l’islam. È senz’altro vero che i principi della fede islamica non incoraggiano la violenza, né più né meno di quelli di quasi qualsiasi altra religione. L’elemento importante probabilmente è la memoria e l’esperienza storica del mondo islamico. Ma sostenere che l’islamismo armato non ha nulla di “islamico” non serve a nulla. Anzi, come ha scritto Shadi Hamid, un altro eccellente analista che vive negli Stati Uniti, è un’affermazione che sbarra la strada a un dibattito onesto e informato e lascia spazio ai mercanti d’odio della destra.
Il che ci riporta alla curiosa dichiarazione di de Blasio sul fatto che le bombe di New York, collocate con il chiaro intento di mutilare o uccidere, non possono essere definite terrorismo. Se venisse fuori che questi attentati sono opera di un criminale o di un pazzo mitomane, le sue parole forse sarebbero giustificate. In caso contrario, o il sindaco ha trasformato radicalmente la definizione di terrorismo, oppure sta dicendo, implicitamente, che solo i musulmani commettono atti terroristici. In entrambi i casi, è profondamente inquietante. Quando il linguaggio che circonda la definizione stessa di una minaccia è ambiguo e distorto, diventa difficilissimo elaborare una strategia efficace per contrastarla.
(Traduzione di Fabio Galimberti)