Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 19 Lunedì calendario

Reddito, lavoro e mezzi pubblici dicono che Milano è meglio di Roma

Per appurare lo stato di salute della capitale d’Italia è sufficiente un semplice confronto fra due numeri. Il primo, 44.555 euro, è il valore aggiunto procapite di Milano; il secondo, 31.415 euro, quello di Roma. La differenza è del 41,8%. Ben più abissale del solco, già abbastanza profondo, del Pil procapite: 18,8% a favore di Milano. Nonché del reddito imponibile, visto che quello dei milanesi è del 22,7% superiore rispetto a quello dei romani.
Ricorda da vicino, la frattura, il divario fra la ricchezza prodotta nel Centro Nord e al Sud del nostro Paese, dove il pil procapite non arriva al 60% di quello del resto del Paese. E quei 13.140 euro che separano Roma da Milano non dicono nemmeno tutto. Perché nella graduatoria del valore aggiunto per province la capitale è fra le prime dieci quella che ha subito il più violento contraccolpo della crisi, con un calo del 7,9% fra il 2009 e il 2013. Mentre nello stesso periodo Milano cresceva dell’1,7%.
Fanno impressione i dati contenuti in uno studio elaborato in collaborazione con i Radicali italiani di Riccardo Magi da Roberto Cicciomessere, già parlamentare radicale di lungo corso e oggi esperto di politiche del lavoro. Ma i numeri del valore aggiunto non fanno altro che rispecchiare due realtà per molti aspetti agli antipodi. Roma è paralizzata, Milano si muove a ritmi europei.
Il tasso di occupazione giovanile, per esempio, è passato fra il 2008 e il 2014 dal 19 al 12,7% a Roma, dove la quota di giovani di età compresa fra 15 a 24 anni in cerca di un lavoro è salita dal 29,1 al 43,9%. Un dramma che in quegli anni ha investito l’Italia intera, certo: ma a nella Capitale più duramente che altrove, se si considera che la media nazionale alla fine del 2014 si attestava al 42,7%. E a Milano era al 38,2%: quasi sei punti meno che a Roma. Ancora. Nella capitale ci sono 84 mila giovani fra 15 e 29 anni che non lavorano né studiano e neppure frequentano corsi di formazione. Sono il 20,7% contro il 15,3 di Milano, dove ne vengono censiti 26 mila. Meno di un terzo.
Né le cose migliorano più di tanto con la tiepidissima ripresa dell’economia. A Roma si è registrato nel 2015 una crescita pari allo 0,3% degli occupati rispetto al 2014, mentre a Milano l’aumento è stato del 4,3%; sempre nello scorso anno a Roma i disoccupati sono diminuiti del 3,1%, mentre a Milano il loro numero è sceso del 9,2%.
Il fatto è che negli ultimi anni la struttura dell’economia della capitale si è profondamente modificata. «Con la crisi economica e il ridimensionamento di Telecom», sostiene il rapporto sottolineando che dalla privatizzazione al 2013 gli occupati della compagnia telefonica sono passati dai 120 mila iniziali a 50 mila, il valore aggiunto è letteralmente crollato fra il 2008 e il 2013 nei servizi di comunicazione: la flessione è stata del 19,5%, dopo che nel periodo 2000-2008 quel settore aveva mostrato un progresso di ben il 99,7%. e in quello delle «attività professionali, scientifiche e tecniche», dove si è accusata una flessione del 9,7%.
Al tempo stesso sono cresciute le attività economiche più speculative. Come testimonia il balzo del settore immobiliare: +14,8% fra il 2008 e il 2013, nonostante la situazione di difficoltà di un mercato che nei nove anni precedenti era salito di ben il 63%. Ed è ancora l’unico che continua davvero a tirare ancora.
L’occupazione dunque ristagna, come l’attività economica, e i ritmi di vita sono più lenti. Ogni romano impiega mediamente un’ora e sette minuti per andare e tornare da luogo di lavoro, scuola o università. E se la differenza con i 57 minuti di Milano sembra poca cosa, si deve tener conto della qualità del trasporto. Già a Roma circola meno gente che a Milano: il 78% della popolazione contro l’82,7%. Poi a Roma il 58 per cento si muove con l’auto propria, la moto o lo scooter. Usa i mezzi pubblici solo il 26,7%, a fronte del 37,3 a Milano: dove solo il 36,9% si muove con mezzi privati. Se il 28,2% dei lavoratori milanesi utilizza la metro, a Roma non superano il 12,2%.
Una sproporzione enorme. E questi sono dati del censimento del 2011, quando il trasporto pubblico nella capitale non era ancora in questo stato: ormai circola regolarmente meno della metà dei mezzi a disposizione.
Inutile chiedersi perché a Roma, dove magari si verificano meno incidenti stradali rispetto a Milano (4,7 ogni mille abitanti invece di 6,7 ma soprattutto a causa delle biciclette ben più numerose nel capoluogo lombardo), si registra invece il quadruplo dei morti: 154 contro 42.