La Gazzetta dello Sport, 19 settembre 2016
Lo straordinario caso italiano, che offriamo allo studio dei politologi di tutto il mondo: i vari leader hanno i principali avversari soprattutto al loro interno

Lo straordinario caso italiano, che offriamo allo studio dei politologi di tutto il mondo: i vari leader hanno i principali avversari soprattutto al loro interno. Vale a dire: è più facile che Parisi o Berlusconi si mettano d’accordo con Renzi che con Salvini, che i grillini si autofagocitino alla grande nel banchetto romano, e così via.
• Ieri c’era Salvini a Pontida.
E nel weekend Parisi, apparentemente incaricato da Berlusconi di rimettere insieme il centro-destra, ha tenuto la sua convention milanese. Parisi non sbraita e vuole aprire le braccia a tutti, ma Salvini ha picchiato duro.
• Che cosa ha detto?
«Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia ancora quello di un partitino servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato a capire. Noi non saremo più schiavi di nessuno. Noi accordi al ribasso non ne faremo con nessuno». «Se qualcuno pensa di far tornare la Lega un partito del 4 per cento servo di altri non mi interessa, di eleggere venti parlamentari non me ne faccio un cazzo. Se ti chiami Scajola o se stai con Alfano, Fini e Verdini non stai con me. Se voi volete fare patti con questa gente, scegliete un altro segretario federale». Su Parisi: una riunione di mummie, «non vogliamo recuperare qualcuno che è solo a caccia di poltrone». Quasi quasi ha battuto più su quelli del centrodestra che su quelli del centrosinistra («era meglio Berlinguer, almeno stava con gli operai, questi stanno con i banchieri»). Quindi, da questa parte dello schieramento lo spappolamento è generale, e non si vedono troppe possibilità di accordi. Specialmente per la faccenda europea: Berlusconi e Parisi restano due europeisti, Salvini sta con la Le Pen: non esiste più una distinzione tra destra e sinistra, ma tra globalisti e sovranisti, dice. «Sovranista» è la parola candidata a sostituire la parola «nazionalista». Il guaio è che anche all’interno della Lega Salvini è attaccato, e da due pezzi grossi: Bossi e Calderoli vogliono la Lega-Padania, sono contrari al partito nazionale, Bossi ha già detto che aspetta il congresso per andare a una resa dei conti. Salvini infatti, stringi stringi, ha perso le amministrative.
• Anche Parisi ha perso contro Sala.
Partendo però da un consenso bassissimo, e costringendo l’avversario al ballottaggio, e arrivandogli poi dietro di poco. I moderati devono scegliere tra una destra alla maniera della Le Pen, gridata, anti-europeista, amica della Brexit e di Trump, o una destra alla vecchia maniera, pacata, moderata, liberale, che recuperi i valori berlusconiani del 1994, cioè quelli del vecchio Giuliano Urbani. Il guaio è che Berlusconi, dopo avere adottato e messo in campo Parisi, adesso vuole limitarlo o forse addirittura rottamarlo: Sallusti, direttore del Giornale, ieri lo ha criticato per aver poco citato nei suoi discorsi Berlusconi. Parisi vuole presentare un programma di governo entro quattro mesi. Forse un periodo di tempo troppo lungo. A stargli con i denti sui polpacci è anche la vecchia guardia forzista, i Brunetta, i Romani.
• Veniamo allo spappolamento degli altri.
Renzi sta attaccando la Merkel e Hollande. Le ragioni di questa svolta sono molte, ma una è chiara: impugnando in qualche modo la bandiera dell’antieuropeismo, Renzi cerca di pescare nell’elettorato moderato o di destra. C’è in ballo il referendum, e a destra qualcuno disposto a votare Sì esiste. Franco Debenedetti è andato alla convention di Parisi col cartellino: io voto Sì. La nuova mossa del premier rende ancora più confuso il quadro: senza scendere dal palcoscenico di centro-sinistra, Renzi tenta - e non è la prima volta - uno sfondamento a destra. Argomenti ulteriori per quelli che gli dànno addosso da dentro, i D’Alema o i Bersani, che però non vogliono rompere. Anche qui la confusione è massima: nel Pd c’è gente che voterebbe No, e dice che potrebbe votare Sì per non mischiarsi con i dalemiani.
• Mamma mia. E poi c’è il caos grillino.
La Raggi è attaccata dalla Lombardi ed è detestata da un bel gruppo di grillini e grilline. La dichiarazione con cui Grillo l’ha difesa significa questo: sei tutti noi solo se fai quello che diciamo noi. Gente che se ne intende prevede che la sindaca non mangerà l’uovo di Pasqua, i consiglieri comunali che eventualmente resterebbero con lei non dovrebbero essere sufficienti. Tutto questo è tipicamente italiano. Ne parlò già Niccolò Machiavelli nel suo Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo e un paio d’altri. Era il 1502.