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 2016  settembre 16 Venerdì calendario

Le tre verità sull’operaio travolto da un tir durante un picchetto fantasma

Prima versione. Davanti ai cancelli di un’azienda di trasporti di Piacenza (la SeamGls) nella tarda serata di mercoledì è in corso una manifestazione sindacale (o assemblea, o picchetto, o presidio, o sciopero) in attesa di conoscere gli esiti di un incontro tra l’azienda e i lavoratori di base. Ma a un certo punto il responsabile del magazzino aziendale, e addirittura il presidente dell’azienda, Antonio Romano, intimano a un camionista di fottersene e di forzare il picchetto passando col suo Tir, dicendo addirittura «stiralo come una camicia» se qualcuno 
dovesse opporsi.
 L’autista obbedisce, parte a razzo,
 e in effetti ne stira
 uno come una camicia («investilo, investilo!» grida il dirigente) e cioè
 un egiziano di 53
anni con 5 figli,
 che viene sbalzato per 5 metri.
 Non fosse per gli
 altri operai, che lo bloccano, l’autista manco si fermerebbe: per 
bloccarlo deve intervenire una pattuglia della polizia, che per fortuna era lì. Gli operai, intervistati, parleranno di «omicidio padronale» e diranno cose tipo «hanno privilegiato il profitto ai danni degli esseri umani», «oggi i lavoratori possono essere assassinati». Un comunicato del sindato Usb sarà titolato «Ammazzateci tutti» e viene proclamato uno sciopero nazionale e una manifestazione per sabato prossimo.
Seconda versione. Davanti ai cancelli di un’azienda di trasporti di Piacenza (la Gls) nella tarda serata di mercoledì non è in corso nessuna manifestazione sindacale, o assemblea, picchetto, presidio, sciopero: però i lavoratori hanno deciso che, in attesa degli esiti di un incontro tra l’azienda e i lavoratori di base, nessuno debba passare e l’azienda debba rimanere bloccata. Un classico, benché illegale. I camion tentano di procedere come al solito, nessuno incita nessuno: un primo Tir effettua le regolari operazioni di carico e fa una manovra di svolta a destra, ma un operaio corre incontro al camion mentre l’autista, che sta manovrando, neppure s’accorge di quanto accade. L’operaio viene travolto e trascinato, morirà. Una pattuglia della polizia è presente e può ricostruire subito la dinamica, peraltro salvando l’autista da un linciaggio e verificando che è negativo ai test di accertamento per alcol e droga. La procura di Piacenza ha confermato questa seconda versione, corroborata dalla presenza della pattuglia e dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza.
Terza versione. Davanti ai cancelli di un’azienda di trasporti di Piacenza (la Gls) nella tarda serata di mercoledì c’è un gruppo di lavoratori che protesta per una schermaglia che prosegue da mesi e che mira a far riassumere 8 lavoratori licenziati il 23 dicembre precedente. Ufficialmente non è in corso nessuna manifestazione sindacale, o assemblea, picchetto, presidio, sciopero: ma i lavoratori, come spesso fanno, improvvisano dei picchetti selvaggi. A dirla tutta, non è in corso neanche nessuna trattativa aziendale: in mezzo al trabusto è arrivata la Digos della questura che, sperando di metterci una pezza, ha agevolato un rapido incontro tra gli operai e i rappresentanti della ditta e però è andata malissimo. Allora i lavoratori hanno ripreso a fare casino fuori dal cancello, come si dice: spontaneamente. E si sono piazzati davanti ai cancelli per bloccare il passaggio ai Tir. Tutto illegale, ma si fa così. Da quelle parti, peraltro, c’è tensione da una vita: casini analoghi erano scoppiati alla Tnt e all’Ikea.
I responsabili del magazzino dicono ai lavoratori di levarsi, gli urlano che non possono stare lì, ma non ottengono niente: gli operai restano lì, con le loro bandiere rosse e arancioni, la loro falsa allegria e i loro fischietti. Sono pochi, ma il clima è pesante. I camionisti dei Tir si pongono il problema, anche perché quelli in fondo sono colleghi: ma i loro capi a un certo punto li autorizzano a partire perché la legge e la ragione sono dalla loro. Manca un quarto d’ora a mezzanotte. Il primo parte col suo Tir bianco: sta ancora manovrando verso destra, abbastanza lentamente, quando un egiziano di 53 anni con 5 figli Abdelssalam Endalf, assunto a tempo indeterminato con 1.400 euro al mese decide di opporsi come il celebre cinese di Tienanmen davanti al carrarmato, anzi, gli corre incontro. Per il resto, la strada è sgombra. Il carrarmato, il Tir, non si ferma, forse l’autista non vede neanche bene, forse pensa che il tizio all’ultimo si scosterà come i suoi capi avevano pronosticato: patatrack. È un attimo. Camion ed egiziano correvano più o meno alla stessa velocità. La pattuglia della questura vede tutto ma non può fare niente. Trascinato via, travolto. Arrivano un’ambulanza e un’automedica, ma non c’è niente da fare. Morto nel giorno del suo compleanno. La polizia impedisce il linciaggio e porta via l’autista, un italiano di 43 anni che verrà rilasciato in mattinata perché ritenuto inconsapevole: ma per lui resta in piedi l’accusa di omicidio stradale.
Tutto questo accade nel settembre 2016, non nell’autunno 1970.