Il Messaggero, 16 settembre 2016
Trump promette 25 milioni di nuovi posti di lavoro mentre Hillary dice che penserà anche ai malati
Trump e Clinton sono affiancati spalla a spalla nella volata finale verso il voto dell’8 di novembre. Alla fine di una settimana dominata dalle polemiche sullo stato di salute di Hillary, il più recente sondaggio Cbs – New York Times registrava ieri un ritardo di soli due punti di Donald Trump nei confronti della candidata democratica. Trump sta chiudendo rapidamente il fossato di otto lunghezze che si era aperto a fine luglio, dopo la conclusione della convention democratica di Filadelfia: è in rimonta in due stati chiave come l’Ohio e la Florida, e nella roccaforte conservatrice dell’Iowa vanta ora otto punti di distacco sulla sua avversaria.
LE CARTELLE CLINICHE
Il pubblico americano conosce ora nuovi dettagli sullo stato di salute dei due aspiranti alla presidenza. Trump si è presentato nel programma del medico-celebrità televisiva Dottor Oz, e ha ammesso di avere problemi di colesterolo, e che ha bisogno di perdere peso. La squadra elettorale di Hillary ha fornito un quadro molto più dettagliato, nel quale c’è la conferma dell’ipertiroidismo di cui soffre, la lunga lotta contro le allergie stagionali, e gli strascichi di una perniciosa otite e sinusite lo scorso inverno. Sappiamo ora che la ex first lady prende l’anticoagulante del sangue Coumadin, per via delle passate fibrosi e del grumo sanguigno che si era formato dopo la contusione subita per una caduta nel 2013. Sappiamo anche che ha segni vitali impeccabili: pressione sotto controllo, battito regolare, e niente placche sulle coronarie. Nel suo primo discorso dopo due giorni di riposo, ha scelto non casualmente di parlare del sistema sanitario: «Io ho la fortuna di essere assicurata, voglio che lo siano tutti gli americani», e ha ricordato chi «sta male ma è costretto comunque ad andare a lavorare». Ancora: «Il mio avversario è uno showman, io no, ma sono una che non molla».
LE PROPOSTE ECONOMICHE
Archiviata almeno per il momento la questione medica, i candidati tornano a misurarsi sui temi più prettamente politici. Trump ieri si è presentato all’Economic Club di New York con il suo aspirante vice presidente Mike Spence e ha promesso la luna: 25 milioni di nuovi posti di lavoro e la riduzione delle tasse dal 35 al 15%, senza toccare pensioni e benefici sociali. Si propone di finanziare il programma con un taglio della spesa pubblica di 4.400 miliardi somministrato al ritmo di una riduzione dell’1% l’anno per i prossimi dieci anni, e dice di puntare ad una crescita del pil americano tra il 3,5 e il 4% l’anno. Una visione di grandezza reaganiana, da realizzare però in uno scenario demografico ed economico radicalmente diverso, nel quale l’attuale passo di crescita statunitense fatica a mantenersi a quota 2%. Il messaggio di Hillary Clinton è meno sfavillante ma altrettanto ambizioso. La scorsa settimana la candidata democratica si è unita ad una nutrita cordata di politici del suo partito che chiedono l’espansione del programma di social security, il traballante sistema pensionistico che rischia di divenire insolvente entro il 2034.
IL FACCIA A FACCIA
Dovremo aspettare ancora dieci giorni per vedere queste due visioni così diverse confrontarsi in diretta nel primo dibattito televisivo. Nel frattempo la campagna si nutre dei piccoli scandali quotidiani, capaci tuttavia di lasciare il segno sul sismografo delle preferenze. La posta elettronica di Colin Powel, ex segretario di Stato dell’amministrazione Bush e conservatore moderato, è stata frugata da hackers che vi hanno trovato e reso noto commenti poco favorevoli ai due candidati: Trump, definito sbrigativamente come una «disgrazia nazionale», e la stessa Clinton, colpevole di aver cercato di tirarlo in ballo in sua difesa in occasione del mailgate, lo scandalo per l’uso di un server privato sul quale Hillary ha fatto disinvoltamente circolare alcuni messaggi secretati dal Pentagono.