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 2016  settembre 16 Venerdì calendario

SibilaRonzaScoppia, il rave di Marinetti che cambiò la musica

Sui manifesti che tappezzarono Modena si chiedeva alle gentili signore di presentarsi senza cappello. Come galateo comanda. Anche se l’obiettivo era scardinare il bon ton dell’arte borghese. Il 2 giugno 1913, Marinetti invitò la «città passatista» a entrare nel futuro partecipando a un concerto di «macchine intonarumori» suonate da Luigi Russolo al Teatro Storchi.
A quel geniale rave di puro casino futurista che cambiò la storia della musica, e che Marinetti aveva cominciato a elaborare sotto il TAM-TUUUMB di cannoni e fucilerie nelle trincee bulgare di Adrianopoli (prima guerra balcanica), Modena dedica un pacchetto di eventi per il Festival di Filosofia: la mostra «SibilaRonzaScoppia» curata da Cristina Stefani al Museo Civico, aperta fino all’8 gennaio, che per la prima volta ripercorre genesi e importanza dell’evento attraverso documenti incisioni, giornali, fotografie, ed espone le macchine ricostruite sui brevetti del 1914 (furono distrutte dalle bombe della seconda guerra mondiale); una carrellata di libri futuristi alla Biblioteca Poletti; e una serie di spettacoli-happening.
Alla soirée futurista d’allora accorse un pubblico numeroso di intellettuali, bel mondo, studenti, viveur, disturbatori. Anche il giovane pittore Giorgio Morandi. Russolo esibì sul palcoscenico le macchine, grandi scatole di legno con imbuti e manovelle, girando le quali, produsse scoppi, ululati, crepitii. Insomma un diluvio cacofonico che indignò le orecchie abituate al melodramma, o quanto meno al tabarin.
Pernacchie, urla, insulti si mescolarono quasi come un armonico controcanto al concerto che voleva riprodurre i suoni della metropoli odierna così come rimbombavano nelle strade, nelle piazze, nel quotidiano, dove la frenesia aveva per sempre cancellato il silenzio dai timpani umani.
Fu bagarre. Ma anche successo. Perché dalla serata modenese, insieme agli esperimenti di Balilla Pratella (che era presente, dopo essersi appena esibito a Roma, e stava componendo l’opera dell’Aviatore Dro con «intonarumori»), nacque una nuova musica, prodotta a casaccio dalle macchine anziché dalle dita virtuose (o dai polmoni) di un musicista. Primo avventuroso passo verso le ricerche dell’avanguardia novecentesca e su su fino a Stockhausen, La Monte Young, Lou Reed, la techno. O ai dj in consolle che trasformano il suono digitale in un’estasi (s)ballabile, la più conformista delle trasgressioni collettive. Marinetti si rivolta nella t(r)omba.