La Stampa, 16 settembre 2016
Lo sfogo del giurato del Campiello Stefano Zecchi
«A noi giurati arrivano anche più di 400 libri, alcuni persino a fine aprile. È ovvio che per la maggior parte non li leggiamo. Indecente, per chi partecipa». Il filosofo Stefano Zecchi, neo giurato tecnico del Campiello, intellettuale vicino al centrodestra, era assente alla premiazione, domenica scorsa, alla Fenice. In un’intervista con Panorama spiega perché. Al Premio veneziano, dice, «il criterio è quello dei soliti noti: chi ha buona stampa e recensioni, possibilmente nel circuito di Repubblica». Non solo: «Se potessi leggere tutti i libri forse potrei trovare qualcuno che, non avendo l’appeal dell’establishment letterario o non essendo un radical chic di sinistra, mediamente rimane dietro le quinte». Per gli altri giurati, a partire dal presidente Galli della Loggia, è scomunica. Per gli industriali veneti, forse radical chic, che organizzano il premio, ha il sapore di un rude altolà. Chissà se in solitaria.