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 2016  settembre 16 Venerdì calendario

La vera sfida non consiste nel non fare le Olimpiadi per paura dei ladri, ma nel provare a farle senza rubare

C’è una domanda che mi piacerebbe rivolgere a quella simpaticona della Raggi, al venezuelano Di Maio e a tutti coloro che si fanno un vanto di non volere le Olimpiadi a Roma. Se il vostro pensiero è «rinunciamo ai Giochi, altrimenti i palazzinari ci rubano pure il Colosseo», perché non vietate direttamente la costruzione di scuole, strade e ospedali? Vi assicuro che si ruba anche lì, e alla grande. Ma quelle sono opere necessarie, direte, mentre i Giochi rappresentano uno sfizio. Sì, ma uno sfizio che, oltre a rinfrescare le infrastrutture derelitte della città, e a rimettere l’Italia per qualche settimana al centro del mondo, porterebbe con sé un po’ di gioia. E Dio solo sa se la capitale depressa di questo Paese depresso non ne avrebbe bisogno. Di gioia e di quella tensione collettiva che scaturisce soltanto dalla presenza di un obiettivo comune. 
So bene che, se si esclude l’edizione radiosa di Barcellona, i Giochi si sono quasi sempre rivelati un disastro economico. E il quadro clinico di Roma è così disperato che le Olimpiadi sarebbe più facile organizzarle a Calcutta. Ma invece di un comodo «no», da una classe politica che volesse davvero liberare l’Italia dalle sue paure anziché rattrappirla in un clima di diffidenza e mestizia quaresimale, mi aspetterei che cercasse un modo per ribaltare certi verdetti scontati. Mi aspetterei che proponesse una rete efficace di controlli per evitare gli sprechi e gli impianti inutili. Mi aspetterei che dicesse: la vera sfida non consiste nel non fare le Olimpiadi per paura dei ladri, ma nel provare a farle senza rubare.