MilanoFinanza, 15 settembre 2016
Porte girevoli al Montepaschi: entra Morelli, esce Tononi
Al Montepaschi si chiude ufficialmente l’era di Fabrizio Viola. Non solo perché ieri il consiglio di amministrazione della banca senese ha nominato all’unanimità il nuovo amministratore delegato, cioè Marco Morelli (che sarà anche direttore generale), ma anche perché il presidente Massimo Tononi ha rassegnato le dimissioni dall’incarico. Una scelta del tutto inattesa quella di Tononi (che comunque resterà in carica fino all’assemblea), ma interpretabile alla luce della vicinanza a Viola, che ancora alla fine di agosto l’ex dirigente di Goldman Sachs difendeva con fermezza. La decisione di dimettersi, spiega la nota della banca, è «maturata dopo aver coordinato il processo di nomina del nuovo amministratore delegato a fronte del completamento della fase preliminare dell’operazione di rilancio».
Adesso quindi l’attenzione del mercato è tutta concentrata sulla scelta del nuovo presidente, che con ogni probabilità sarà compiuta in tempi stretti, come quella dell’ad. Al momento non ci sono indicazioni ufficiali, ma hanno cominciato a circolare alcuni nomi, tra cui quelli dell’ex ministro Vittorio Grilli (storicamente vicino all’advisor Jp Morgan, di cui è stato presidente del Corporate & Investment Bank per l’area Europa, Medio Oriente e Africa) e di Corrado Passera. Secondo fonti finanziarie, la nomina dell’ex numero uno di Intesa Sanpaolo (che proprio con Morelli ha lavorato in Ca’ de Sass dal 2010 al 2012) garantirebbe al nuovo Monte l’appoggio di investitori di primaria importanza come Ubs, che potrebbe svolgere il ruolo di anchor investor con una potenza di fuoco compresa tra 1,5 e 2 miliardi. Si tratterebbe insomma di una riedizione di quel piano presentato venerdì 29 luglio, ma allora respinto. In ogni caso la nomina del presidente dovrà essere condivisa dal Tesoro, che, oltre a essere il primo azionista di Mps al 4%, è stato anche il regista del cambio al vertice in corso in questi giorni.
Nel frattempo per l’appunto il cda ha dato luce verde all’investitura di Morelli, che entrerà in carica il 20 settembre. Al banchiere andrà la stessa retribuzione di Viola, ossia 1,4 milioni, oltre a un trattamento di ingresso di 300 mila euro. L’ex ad ha dato inoltre la disponibilità a fornire il proprio contributo per un mese in un’ottica di «adeguata business continuity e passaggio di consegne».
La nota della banca spiega inoltre che l’avvicendamento al vertice è stato la conseguenza di una valutazione istituzionale, secondo cui un passo indietro avrebbe favorito il buon esito dell’operazione annunciata lo scorso 29 luglio. Per la cessazione del rapporto di lavoro di Viola sono previsti 2,34 milioni (circa 1 milione dal trattamento di preavviso e 1,33 milioni a titolo di buonuscita, pari a 11 mensilità) nonché un riconoscimento di altri 749 mila euro a fronte della cessazione del rapporto di amministrazione.
Da oggi Morelli dovrà mettersi al lavoro in vista del tour de force che attende Mps nei prossimi mesi. Già nei prossimi giorni è atteso un vertice tra advisor (Jp Morgan, Mediobanca e Lazard) e consorzio per fare il punto sul piano di risanamento.
Secondo fonti finanziarie, il piano emerso la scorsa settimana e presentato martedì in Bce sarebbe ormai un punto fermo. Non sono insomma in discussione né la cartolarizzazione di sofferenze da 9,2 miliardi né il prestito-ponte da 6 miliardi né mix di iniziative per rafforzare il capitale della banca subito dopo il deconsolidamento dei crediti deteriorati. Tra queste c’è la conversione volontaria dei bond subordinati in mano a investitori istituzionali (anche se non è escluso un coinvolgimento anche del retail), l’apertura del capitale ad anchor investor internazionali e un aumento di capitale per coprire il deficit patrimoniale residuo e mettersi in linea con le indicazioni della vigilanza. L’unico cambiamento in scaletta riguarderà con ogni probabilità la tempistica della ricapitalizzazione.
L’avvicendamento al vertice determinerà infatti un slittamento in avanti del piano industriale, inizialmente atteso entro il mese di settembre. Visto che le banche del consorzio vorranno evitare di trovarsi in carico l’eventuale inoptato a cavallo dell’anno, l’aumento potrà essere lanciato solo all’inizio del 2017, ponendosi come termine ultimo il mese di marzo. Nel frattempo il Monte avrà più tempo per individuare gli anchor investor e sperare in un rialzo del titolo in borsa.