La Gazzetta dello Sport, 15 settembre 2016
Come cambierà la F1 nel 2017? Domande & Risposte
La Formula 1 si presenta sotto le luci di Singapore, 15a tappa del Mondiale, con la sensazione di vivere un passaggio epocale: l’ingresso dell’americana Liberty Media nel capitale di Delta Topco, la holding che governa il Circus, apre infatti a nuovi scenari e a grandi aspettative. È il momento di fare un po’ di chiarezza.
1 È corretto dire che la F.1 è stata venduta?
No. Il campionato del mondo è organizzato sotto l’egida della Fia dalla Fom, Formula One Management, che è proprietaria dei diritti commerciali, ad esempio diritti tv, marketing e pubblicità. Liberty ha comprato il 18,7% di Delta – la holding che ha nel suo pacchetto la Formula 1 – dalla Cvc, per arrivare entro primavera al 100 per cento. Nascerà così una nuova società che si chiamerà Formula One Group. I team sono invitati ad acquistare azioni, così scrive il comunicato ufficiale.
2 Liberty avrà voce in capitolo su un eventuale cambio delle regole?
La gestione della F.1 è regolata dal Patto della Concordia, che prende il nome dalla parigina Place de la Concorde dove ha sede la Fia. È un accordo tra Fom e squadre con l’approvazione della Fia, che ad esempio sancisce la ripartizione del ricavato dalla vendita dei diritti tv o dagli introiti realizzati con gli autodromi (circa il 60% dei 68 milioni di euro che Monza pagherà nei prossimi 3 anni andrà ai team). L’attuale Patto è in vigore sino al 2020.
3 Sino ad allora, dunque, sarà impossibile cambiare condizioni?
No, anzi, l’ingresso di Liberty in F.1 pare che stia spingendo diversi team a chiedere che il patto venga rinegoziato, anticipando di dodici mesi la fine di quello esistente.
4 Vedremo quindi un’altra F.1?
Difficile che questo accada, perché l’architrave regolamentare attuale, ovvero l’impiego congiunto di motori turbo 1.6 e di propulsori che recuperano l’energia sprigionata dai freni e dai gas di scarico, la cosiddetta formula ibrida, è destinata a restare in vigore sino al 2020, anche se è svincolata dal Patto della Concordia. I costruttori, Ferrari, Mercedes e Renault, che hanno investito somme ingenti sulle power unit, hanno infatti chiesto delle garanzie di stabilità.
5 La presenza di Ecclestone al timone della F.1 per altri tre anni può rappresentare un freno all’innovazione, ad esempio nel format dei GP?
No, perché è corretto sottolineare come Ecclestone, oltre ad essere stato sempre molto critico sull’attuale formula ibrida, ha più volte manifestato l’intenzione di adeguare il formato dei GP ai gusti della gente. Per esempio, ad aprile, in una intervista alla Gazzetta, aveva manifestato l’idea di cambiare il venerdì: con una sola sessione di prove nel tardo pomeriggio dopo una mattina spesa dai piloti con media e tifosi. L’anno passato era stato tentato dall’introduzione di una gara sprint al sabato. In realtà, a frenare sulle novità di formato sinora sono proprio i team, timorosi di modificare il dna della F.1.
6 Ecclestone alla scadenza del mandato avrà 89 anni: si sta preparando la sua successione?
Chase Carey, 62 anni, da luglio consulente di Twenty-First Century Fox, nominato presidente della F.1 assumerà presto anche la carica di a.d., mentre la Fia sta appoggiando l’ascesa di Alejandro Agag: spagnolo, 45 anni, promoter del campionato di Formula E, è un volto molto noto nel paddock per aver diretto la Campos, squadra GP2, per 5 anni. Genero dell’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar, amico di Briatore ed Ecclestone, con i quali ha condiviso l’acquisizione nel 2007 del Queen’s Park Rangers, Agag parla 4 lingue, tra le quali l’italiano. Ecco, potrebbero essere loro due i futuri capi della F.1.
7 Si annuncia dunque una diarchia?
Da tempo Fia e team hanno preso coscienza che la complessità della F.1 moderna non consente più un solo uomo al comando. Carey dovrebbe avrebbe la responsabilità del marketing e della promozione, ad Agag, invece, spetterebbe quello organizzativo.
8 Liberty avrà mano libera sul calendario?
Nei giorni scorsi si è pronosticato un incremento delle gare sul suolo americano con un calendario di ben 25 gare. In realtà bisogna tenere presente che negli States l’aiuto della comunità locale è ridotto o inesistente, quindi il rischio d’impresa ricade tutto degli autodromi. È per questo che Austin è rimasta in bilico sino a febbraio dopo la disastrosa edizione 2015. Per quanto riguarda il numero delle gare, già nel 2017 è difficile immaginare un Mondiale di 21 gare con la Germania prossima al forfait e altri autodromi in grosse difficoltà finanziarie. I mutamenti e l’invasione negli Usa avranno di conseguenza tempi lunghi.