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 2016  settembre 15 Giovedì calendario

Mi manda papà. Rutratto di Davide Ancelotti

Nella capitale del calcio tedesco, vengono raccontate storie di esistenze italiane. Giovanni Trapattoni presenterà oggi la sua biografia, tradotta per la Germania; Carlo Ancelotti invece lo farà lunedì. Sono intrecci di vita e di pallone, ricordi e attualità. I due si sfioreranno: Trap è una sorriso del passato, lasciò Monaco nel 1998; Carlo è la spensieratezza del presente, il suo Bayern viaggia con sole vittorie (5) e festival di gol (20 contro zero). Il club è sempre rispettoso nei confronti dei suoi figli bene educati, per Trapattoni verrà aperto anche il museo allo stadio. La cultura libraria sportiva attecchisce con più facilità in Germania, le biografie sono quasi un obbligo di fine carriera, ma se il mercato va alla ricerca di proposte italiane è perché ha misurato la popolarità dei protagonisti e cerca di sostituirli a modelli in declino: anche un intoccabile come Franz Beckenbauer vive una decadenza fisica e morale, tra un’operazione al cuore e gli scandali del Mondiale 2006, con l’ultima rivelazione del compenso taciuto e fiscalmente ritardato. Al consumatore di storie sportive si offrono narrazioni più serene, si accoglie lo straniero in un tessuto elevato.
SIAMO GIOVANI Quando arrivò, Giuan diventò Ciofanni: aveva 55 anni, nei primi giorni di ritiro lo fotografarono su una panchina con accanto un bimbetto di un biondo accecante. Opa Trap, fu il titolo: Nonno Trap. Ai primi fischi e ai primi orcozziioo, senza aspettare il famoso Struunz, capirono che non era un pensionato. Carlo Ancelotti è più avanti con l’età rispetto al Trapattoni del 1994: ma al 57enne emiliano nessuno si sogna di dare del nonno, anche se lo è già nella vita comune. Le foto e le memorie sono quelle del mediano rossonero, del Milan di Sacchi e della Champions che si chiamava già così. La società di questo millennio tende a svecchiare i suoi abitanti, forse perché certe mamme lo diventano anche sui cinquanta, forse perché la gioventù è un’appartenenza e non una stagione sola. Mentre sventola anche una maglia di Kakà, portata da due tifosi italiani quasi per togliersi gli anni di dosso, due Ancelotti sono al lavoro sul prato. Il genitore è un silenzioso osservatore di corse e ondeggiamenti dei giocatori, il figlio è colui che dà le indicazioni, usa il fischietto, tiene in mano i fogli dei compiti di giornata.
IN FAMIGLIA Davide Ancelotti, 27 anni, ha più peso nel dettaglio del momento perché deve far funzionare l’esercitazione di professionisti strapagati e super critici e nello stesso tempo deve soddisfare l’occhio del genitore. A Parigi il ragazzo seguiva le giovanili, a Madrid collaborava nella preparazione atletica, a Monaco è diventato assistente, come Paul Clement. Per la condizione si muove un’altra coppia di famiglia, Giovanni e Francesco Mauri, mentre il nutrizionista è il genero di Carlo. Davide Ancelotti con il Milan aveva anche assaggiato la prima squadra, in un’amichevole a Kiev nel settembre del 2007; poi ha ripiegato sui dilettanti prima di entrare nella ditta di papà. Il quale all’inizio avrà fatto come quei genitori che si siedono tremolanti in auto a fianco dell’erede neopatentato, poi con il tempo si abituano e scoprono la comodità nel non guidare.
TEDESCHI Davide è molto più sciolto con il tedesco, sembra che sia a Monaco da decenni; ma i discorsi importanti spettano a Carlo di Baviera. Il ragazzo fischia, il padre prende da parte Robben a fine seduta e nasce un lungo colloquio. L’olandese sembra quasi pronto dopo l’ennesimo infortunio, visti alcuni uno contro uno feroci, ma l’allenatore vorrà tutte le sicurezze perché con Robben è così, non sai mai se applaudirlo per quanto è bravo o angosciarti perché il prossimo crack è sempre in agguato. Comunque il 5-0 dell’altra sera al Rostov è il risultato più alto per una tedesca nei debutti in Champions; è anche la 13a vittoria interna consecutiva per i rossi in coppa e pure il 13° esordio vincente di fila nel torneo. «Sono contento, siamo in forma». ha detto il tecnico.
ESPERIENZA All’allenamento delle riserve c’è la consueta corona di gente; le scuole sono aperte da martedì ma ieri le insegnanti hanno reso più dolce il ritorno con una gita a Saebenerstrasse, nella casa del Bayern. I bambini vedono Lahm, Xabi Alonso, Boateng, Robben, Sanches, Ribery, Coman, Bernat; insomma le presunte seconde scelte che la sera prima non erano schierate al via. Ecco spiegati i numeri riportati sopra. Carlo Ancelotti dopo si aggira divertito in una palestra dove si tiene un seduta fotografica per lo sponsor birraiolo; viene vestito con i Lederhosen, i bermuda di pelle tipici della divisa bavarese. Li userà all’Oktoberfest, nei prossimi giorni. Come si sente così conciato?, gli chiedono: «Incredible experience», risponde allegro. Anche Trap se la sarebbe cavata così.