Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 15 Giovedì calendario

Tanti applausi per la maratona di Floris

È tornato Giovanni Floris ed ha subito sbaragliato la concorrenza. Ha vinto sulla lunga distanza (il programma è iniziato alle 21.20 ed è finito all’una di notte, una vera e propria maratona). Ha vinto facendo leva sull’usato sicuro (stesso impianto scenografico e stesso format, costruito a segmenti: dalla sigla eseguita da Vinicio Capossela a un servizio sulla prostituzione in Svizzera), sui sondaggi di Nando Pagnoncelli, ahimè, grande tifoso dell’Atalanta, sugli applausi dello studio.
E dire che, in tutta onestà, non era facile costruire un programma basandosi principalmente su un’intervista a Pier Luigi Bersani. A discutere con lui – sul referendum, sull’opposizione a Matteo Renzi, sul ceto medio e periferie sociali – c’erano Marco Travaglio e Marco Damilano. In realtà è bastata una battuta di Crozza per sparigliare le carte («Vedo in studio una giovane promessa…») e per suggerire allo spettatore una linea di lettura: è Bersani la vera alternativa a Renzi?
Floris ha anche invitato in studio come esperto di economia Massimo Giannini, suo ex competitor, a dimostrazione che come ospite Giannini funziona meglio che come conduttore. Resta il mistero degli applausi in studio, di cui tutti parlano. Un fenomeno da studiare. Fino alle 23 sono riuscito a tenere il conto, poi sono crollato nella confusione: eravamo a 60 applausi. Dunque, circa ogni cinque minuti dallo studio partiva un applauso. Chiunque parlasse, qualunque cosa dicesse, riceveva un applauso. Si applaudiva tutto e il contrario di tutto.
Avanziamo alcune ipotesi. Nello studio c’è l’aria condizionata e il pubblico applaude per scaldarsi. C’è un sadico che ordina a suo piacimento di battere le mani. Gli applausi svolgono la stessa funzione del laugh track (le «risate in scatola» delle sitcom che forniscono una «traccia» e un esempio al pubblico a casa). Settimana prossima Crozza, ne sono sicuro, ci svelerà il sortilegio dell’applauso.