Corriere della Sera, 15 settembre 2016
«Sono in cura» dice Simone Biles. Noi lo chiamiamo doping
«Soffro di disturbo da deficit di attenzione da quand’ero bambina e prendo farmaci per curarlo. Credo nello sport pulito, ho sempre seguito le regole e continuerò a farlo perché il fairplay per me è importante. Non mi vergogno che la gente sappia che sono in cura». Così ieri Simone Biles, la star della ginnastica mondiale, ha replicato agli hacker russi di Tsar Team che dopo aver forzato i server dell’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) l’avevano accusata – documenti alla mano – di abusare a scopo dopante di anfetamine e di averle utilizzate anche per vincere le sue quattro medaglie d’oro a Rio.
La «confessione» di Simone non era dovuta: la sua autorizzazione all’uso del Focalin, il farmaco a base di stimolanti diffusissimo tra bambini e adolescenti negli Usa, è coperta da privacy e legittimata da Federginnastica e Wada dopo un’attenta verifica della storia sanitaria dell’atleta americana. Come almeno cento giocatori della Major League di baseball o della Nba e migliaia di ragazzi affiliati alla Ncaa (la lega multisportiva dei college Usa), la Biles può «doparsi» quotidianamente con 15 grammi di una molecola (la d-anfetamina) che in tempi rapidi (mezz’ora) migliora sensibilmente le sue capacità di concentrazione e coordinazione, cruciali in un volteggio o un esercizio alla trave. «In Italia – spiega il dottor Giuseppe Capua, presidente della Commissione Antidoping del Ministero della Salute – non credo proprio che la Biles sarebbe stata autorizzata a usare anfetamine perché da noi l’Adhd si cura con minor ricorso ai farmaci. Penso che la Commissione Esenzioni del Coni (Ceft) avrebbe negato l’ok ritenendo prevalente l’effetto dopante su quello curativo: è fuori discussione che in un esercizio di ginnastica tra un’atleta sotto anfetamine e una che non le usa c’è differenza di prestazioni».
Per quanto l’argomento sia coperto da privacy, non risultano autorizzazioni legate all’Adhd in vigore in Italia e, a livello internazionale, in sport popolari come ad esempio ciclismo e atletica leggera. Negli Usa il dibattito sugli abusi prescrittivi nei casi di Adhd, reali o presunti, è vivace. Uno studio recente della National College Athletic Association mostra come il 4 per cento degli studenti utilizzi stimolanti anfetaminici, la «droga» di gran lunga più diffusa con gran vantaggio su steroidi e cocaina. E l’impiego del Ritalin o del Focalin (il farmaco usato dalla Biles) interessa anche solo occasionalmente 15 studenti su 100 per migliorare la prestazione nello studio e nello sport. Alcuni medici giustificano le esenzioni terapeutiche per i malati perché l’unico farmaco alternativo non proibito (atomoxetina) ha pesanti effetti collaterali e perché il diritto allo studio e allo sport va salvaguardato. Altri spiegano che non ha senso assumere Ritalin o Focalin a 19 anni, quando ormai si è fuori da un percorso di studi, e che questo farmaco, preso per tempo lungo (oltre i 36 mesi, la Biles lo usa da almeno quattro anni), ritarda la crescita e fa perdere peso, elementi non indifferenti in uno sport come la ginnastica nel migliorare la prestazione.
«Il problema – aggiunge il dottor Giuseppe Capua – è che la Adhd non è l’asma o il diabete, che possono essere diagnosticati strumentalmente. La valutazione della malattia è soggettiva e il rischio di abusi sempre presente».