15 settembre 2016
Mattarella dopo le dichiarazioni dell’ambasciatore Usa a favore del Sì: «Sul referendum la sovranità è degli elettori» • In Libia ci sono 235 mila migranti pronti a salpare per l’Italia • E’ caccia a chi ha diffuso sul web le immagini che hanno spinto al suicidio Tiziana Cantone • Le ragazze che hanno filmato e messo su WhatsApp lo stupro di una loro amica • Il fisico che vuole portare i batteri nello spazio per creare la vita su altri pianeti
Referendum Dopo le dichiarazioni dell’ambasciatore Usa a favore del Sì, sul referendum interviene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sdrammatizza ricordando a tutti — italiani e no — che la nostra è una democrazia matura e che «dobbiamo vivere serenamente» il tempo che ci separa dalla chiamata alle urne. Serenamente, insiste, «come succede per ogni passaggio democratico». Perché non va dimenticato che «la sovranità» appartiene in esclusiva al popolo, sta nelle mani dei cittadini. Insomma, è il sottinteso: non di altri governi, di agenzie di rating o di chissà quali indefinite entità dei mercati, che infatti non votano. «Il mondo è diventato, non dico piccolo, ma molto interconnesso: ogni fatto che avviene in un Paese si riverbera negli altri… Se poi quello in cui sta per accadere una svolta significativa è un Paese importante, e l’Italia è un Paese importante, l’interesse si moltiplica anche all’estero… Non dimentichiamo, per esempio, l’attenzione che c’è stata nei confronti del recente referendum britannico». «Naturalmente», conclude, citando il primo articolo della Carta costituzionale, «questa considerazione non modifica il fatto che la sovranità sia demandata esclusivamente agli elettori» (Breda, Cds).
Migranti Secondo Martin Kobler, capo della missione Onu in Libia, nel paese africano «ci sono 235 mila migranti che aspettano di trovare il modo per andare in Italia». Dunque è cruciale ristabilire la sicurezza in Libia «per contrastare il fenomeno del traffico degli esseri umani che si intreccia con quello del terrorismo» (Mastrolilli, Sta).
Tiziana 1 La Procura di Aversa-Napoli Nord ha aperto un’indagine con l’ipotesi di istigazione al suicidio per far luce su quanto accaduto alla 33enne di Mugnano che si è tolta la vita dopo essersi ritrovata alla gogna da quando erano finiti online sei video che la ritraevano mentre aveva rapporti sessuali (vedi Fior da fiore di ieri). Ma già prima che la donna decidesse di farla finita, a Napoli era stato aperto un fascicolo sulla divulgazione di quelle immagini che la vittima aveva inoltrato via WhatsApp a cinque uomini senza però aver mai prestato alcun consenso alla loro ulteriore condivisione. Nelle prossime ore, i magistrati di Aversa diretti dal procuratore Francesco Greco e quelli del pool di Napoli diretto dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli si incontreranno per coordinare le due indagini. Si partirà dai cinque destinatari iniziali dei filmati. «Presto acquisiremo anche l’ordinanza del giudice che si era pronunciato sul ricorso d’urgenza promosso dalla giovane per rimuovere quel materiale», afferma il procuratore Greco. Il giudice, Monica Marrazzo del Tribunale di Aversa, con la sentenza emessa lo scorso 10 agosto, aveva accolto solo parzialmente il ricorso curato per conto della donna dall’avvocato Roberta Foglia Manzillo. Le aveva dato ragione contro Facebook e due testate giornalistiche online, ordinando la cancellazione dei contenuti lesivi della reputazione della trentatreenne, e torto con riferimento a Google, Yahoo Italia e Youtube. L’aveva pertanto condannata a pagare circa 20 mila euro complessivi di spese legali a favore delle parti contro le quali il ricorso era stato respinto. Ma le aveva riconosciuto il rimborso di oltre 3.600 euro, sempre di spese legali, più altri 100 euro per ogni ulteriore violazione e inosservanza del provvedimento d’urgenza. A Facebook era stata ordinata «l’immediata cessazione e rimozione dalla piattaforma di ogni post o pubblicazione contenente immagini, foto o video o apprezzamenti riferiti specificamente» alla 33enne. Dall’esame degli screenshot prodotti da Tiziana era emerso che uno dei quattro link indicati risultava ancora accessibile. Inoltre il giudice aveva stabilito che per Tiziana non ci fosse alcun diritto all’oblio, perché la vicenda che la riguardava era troppo recente, risalendo soltanto alla prima metà del 2015. Su questo punto il passaggio della sentenza non lascia dubbi: «Non si ritiene che rispetto al fatto pubblicato sia decorso quel notevole lasso di tempo che fa venir meno l’interesse della collettività alla conoscenza della vicenda». (Del Porto, Rep; Bufi, Cds).
Tiziana 2 Tiziana ha convissuto per circa un anno, dall’estate del 2014 al settembre del 2015, con il quarantenne S., il suo fidanzato. La mamma della ragazza, Maria Teresa, 58 anni, ha detto agli inquirenti della Procura di Napoli Nord che è stato l’uomo a farle girare i video hard: «Tiziana mi riferì che sempre il suo compagno l’aveva indotta a girare alcuni video per far piacere a lui, con altri uomini. Considerata questa costrizione, lei aveva deciso di avere rapporti sessuali, ripresi con una telecamera, quantomeno con persone che lei gradiva. Il suo compagno, in realtà, non era presente a quei rapporti sessuali, ma provava piacere a sapere che lei andava con altri e nel vedere i filmati. E anche nel filmato più diffuso, in cui si parla di tradire il fidanzato, posso dire che quell’uomo, per me, ne era a conoscenza. In un filmato, quello girato nella cucina della loro abitazione, si sente la voce dell’uomo e compare una sagoma riconducibile a mio avviso a questo suo compagno». Non solo. «Tra l’altro il compagno di mia figlia cercò di rassicurarmi, nel corso di un nostro dialogo, che nei video diffusi in rete non era presente Tiziana ma c’era un fotomontaggio e che avrebbero provveduto a difenderla». Ssempre il fidanzato le aveva procurato l’avvocato e aveva partecipato alle spese processuali della battaglia giudiziaria contro la diffusione di quei filmati. Una contesa che, forse, se si fosse sentito ingannato da quelle scene hot, S. non avrebbe mai accettato di intraprendere al fianco di Tiziana (Sannino, Rep). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Stuprata Lo scorso marzo una riminese di 17 anni, dopo essersi ubriacata, è stata trascinata nel bagno di una discoteca da un ventiduenne albanese che l’ha stuprata. La scena è stata ripresa da un’amica che avrebbe immortalato la violenza senza vederla. Nel senso che avrebbe alzato il cellulare sopra la porta inquadrando la scena dall’alto ma evitando di entrare. «Ero ubriaca anch’io e non sapevo cosa stesse succedendo lì dentro. La porta comunque era chiusa», dirà poi ai carabinieri della città romagnola. Sta di fatto che il video è finito su WhatsApp, rimbalzando da un telefonino all’altro. Finché la minorenne e sua madre non sono andate a denunciare tutto ai carabinieri. Gli inquirenti sono risaliti a tutti coloro che avevano il video e l’allarme è rientrato. Iscritto nel registro degli indagati per violenza sessuale un albanese di 22 anni, il presunto stupratore. La vicenda resta comunque confusa, anche perché le riprese non sono nitide. «Bisogna capire bene che tipo di rapporto ci sia stato e le modalità con cui è avvenuto», dicono i carabinieri. Non è chiaro il ruolo delle amiche. Oltre all’autrice del filmato, altre tre ragazze che erano con lei quella sera. Secondo il loro racconto sarebbe andata così: a un certo punto, non vedendo più Francesca, l’avrebbero cercata al bagno. Dove hanno sentito dei rumori e hanno capito che lì dentro c’era lei con qualcuno. Ubriache anche loro, hanno iniziato a ridere e a riprendere. Poi, a mente freddala decisione di far circolare le immagini (Pasqualetto, Cds).
Batteri Il professor Claudius Gros, docente di fisica teorica alla Goethe Universität di Francoforte, col progetto Genesis vuole esportare la vita nel cosmo: piccole sonde porteranno batteri nello spazio per produrre ossigeno. Un mese fa Gros ha pubblicato uno studio su come “contaminare” pianeti di altri sistemi solari con microrganismi terrestri, accolto dalla comunità scientifica con molta curiosità e qualche ironia. «Immagino sonde simili a quelle del progetto Starshot, con piccoli veicoli dotati di vele e spinti da raggi laser. Una volta arrivate a destinazione, le sonde entreranno nell’orbita del pianeta ed esamineranno se c’è qualche forma di vita complessa. In caso affermativo la missione verrebbe automaticamente fermata». Se non c’è vita, la sonda invia sul pianeta dei batteri che grazie alla fotosintesi vivono e producono ossigeno. L’intelligenza artificiale a bordo del veicolo spaziale dovrà decidere, in base alle caratteristiche del pianeta trovato, che tipo di microrganismi rilasciare. In presenza di temperature molto alte o molto basse potrebbe far atterrare quei batteri estremofili che sulla Terra vivono nei pressi dei vulcani o all’interno dei ghiacciai. Comunque, dopo poche centinaia di anni, grazie alla fotosintesi e al fatto che i batteri proliferano in modo esponenziale, l’atmosfera del pianeta diventerebbe ricca di ossigeno. A quel punto la sonda potrebbe rilasciare batteri eucarioti e accelerare l’evoluzione della vita sul pianeta. Gli eucarioti sono microrganismi più complessi, capaci di dare poi origine a organismi pluricellulari. Sulla Terra il passaggio da procarioti a eucarioti ha però richiesto due miliardi di anni, quasi la metà dell’età del nostro pianeta. Poi è passato un altro miliardo di anni prima che si diffondessero gli organismi pluricellulari e quindi piante e animali come li conosciamo oggi. L’ipotesi più diffusa è che a ritardare la loro insorgenza siano state proprio le basse percentuali di ossigeno presenti nell’atmosfera terrestre. Noi potremmo accelerare il processo e trasformare per sempre l’esopianeta favorendo la nascita di ecosistemi complessi». Perché il progetto diventi realtà «il primo passo è mettere a punto piccole sonde capaci di raggiungere gli esopianeti più vicini. Ci vorranno venti anni. Ed entro 50 o 100 Genesis potrebbe vedere il via» (Fraioli, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)