Il Sole 24 Ore, 14 settembre 2016
Peroni, una bionda da record
Un bilancio spumeggiante per Birra Peroni. La società romana chiude il bilancio con il fatturato più elevato della sua storia nel momento in cui i giapponesi di Asahi Group sono sull’uscio di casa, pronti a subentrare nella proprietà ai sudafricani di SabMiller. L’ultima parola sull’accettazione definitiva del mega merger tra AbInbev e SabMiller si dovrebbe avere il prossimo 28 settembre. Nella grande partita tra i due colossi, Birra Peroni e l’olandese Grolsch sono state cedute per 2,55 miliardi (sempre che il mega merger planetario si realizzi).
Il bilancio di Birra Peroni srl si è chiuso lo scorso 31 marzo 2016 con ricavi per 360 milioni (+3,5%), un risultato operativo di 49,8 milioni (+99%)e un utile netto di 21,5 milioni (+160%). La società romana ha beneficiato (come tutti gli altri player) di un’estate 2015 eccezionale e di una seconda parte dell’esercizio favorevole sia nel canale moderno che nel fuori casa. Peroni dichiara nel bilancio «una crescita della quota di mercato dello 0,4% al 20% mentre Heneiken Group ha perso lo 0,6% al 31%; InBev ha guadagnato lo 0,1% all’8,3% e Carlsberg ha guadagnato mezzo punto al 6,8%». Peroni sottolinea di aver guadagno 1,4 punti al Sud, arrivando al 34%.
La società guidata dall’ad Kiely Neil Robert schiera i brand Peroni, Nastro Azzurro, Peroni Gran Riserva, Pilsner Urquel, Tourtel, Whurer e Raffo. Ha stabilimenti a Roma, Padova e Bari, più una malteria, la Saplo. Gli addetti sono 730. Dichiara inoltre una produzione di 5 milioni di ettolitri, di cui un milione all’export.
E oggi qual è il trend di Peroni? La società ha deciso di non rilasciare dichiarazioni almeno fino al 28 settembre, quando si chiarirà il controllo societario. Tuttavia sul quadro dei consumi nella grande distribuzione c’è qualche certezza in più: secondo Iri, nei 12 mesi terminanti lo scorso agosto le vendite di birre (iper+super+libero servizio)sono cresciute a valore del 2,6% a 1,18 miliardi e a volume dell’1,7%. Il merito principale è delle birre chiare sopra i 6 gradi (+11%), delle trappiste (+29%) e delle bianche (+6,7%). I tre big – Heineken, Peroni e InBev – si sono ritagliate una quota di mercato, a valore, di oltre il 66%.
Nei conti 2015/16 di Peroni, spiccano i tagli al costo del personale (da 49 a 47,6 milioni) e agli oneri finanziari (da 10 a 7,9 milioni); gli investimenti ammontano a 14,6 milioni.
Il peso delle imposte è balzato da 6,2 a 16,5 milioni. La posta di bilancio “crediti per imposte anticipate” risente dell’affrancamento parziale dell’avviamento in seguito alla fusione inversa tra Birra Peroni srl e SabMiller Finanziaria. A fronte di un affrancamento pari a 175 milioni, con un versamento di un’imposta sostitutiva di 28 milioni, sono state iscritte imposte differite per 55,5 milioni, da dedurre in dieci anni. In questo esercizio la quota ammonta a circa 10 milioni. Infine la controllante SabMiller Holdings Europe ha aperto una linea di credito a favore di Birra Peroni di 450 milioni, di cui 250 utilizzati.