Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 14 Mercoledì calendario

Ultime sul caso della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2016

Questione di merito. È quello che chiede il Coni, ed il Comitato promotore di Roma 2024, al sindaco Virginia Raggi, ma, soprattutto, al mondo dei Cinque Stelle che ha voltato le spalle alla candidatura olimpica. «Il dossier dei Giochi non va bene? Diteci come e dove intervenire...», così il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò.
I giochi sono chiusi, almeno dovrebbero esserlo, per Grillo ed i suoi fedelissimi. Il Coni, i giochi, li tiene aperti, apertissimi, a tal punto da raccontare (ieri) dallo stadio Flaminio, di proprietà del comune, il primo censimento degli impianti romani (2.221). «Grillo dice che la storia delle Olimpiadi insegna che ogni edizione ha sforato il budget annunciato? Ha – sottolinea Malagò – la grande occasione di dimostrare che si può fare diversamente: se,fra un anno esatto verrà scelta Roma, sarà il comune a intervenire sui nomi del Comitato organizzatore, sulla governance, sui controlli, sui rapporti con Cantone....».

Onori e oneri

Il gioco, per ora, è quello della palla avvelenata: dentro ai Cinque Stelle. «Oneri ed onori di governare Roma spettano alla Raggi. È lei che hanno scelto i cittadini, è lei che hanno votato i romani...», così Di Battista. La Raggi, su Roma 2024, tentenna, prende tempo, aspetta: il no c’è, ma manca il suo, quello ufficiale. Quando arriverà? Entro il 7 ottobre occorre che il comune firmi le garanzie sotto alla candidatura, altrimenti le luci si spengono definitivamente perchè Malagò ha spiegato che «non avrebbe senso nominare un commissario governativo per continuare con il dossier...». Il Comitato, quello promotore, ha già investito, secondo passaggi formali votati e previsti, undici milioni di euro e se si dovesse tornare al punto di partenza «qualcuno si assumerà le responsabilità politiche, e non solo», fa sapere Malagò. Cosa farà, allora, la Raggi davanti al rischio che qualcuno gli chieda conto dei soldi pubblici già investiti?
I tempi
Il tempo è scaduto, il corto circuito va sciolto. E, sulla scena, torna prepotentemente lo strumento del referendum, la strada che porterebbe i romani al voto per dire sì o cancellare la possibilità olimpica. La Raggi, in alcuni passi della sua campagna elettorale, lo aveva adombrato, poi fatto svanire. Il Coni stesso aveva optato per dei sondaggi, ma non per la consultazione cittadina. «Se la Raggi vuole indirlo, ha tutta la facoltà per farlo. Spetta a lei...», fa sapere Di Battista, mentre, ospite ad Otto e Mezzo su LA7, ribadisce che «i Giochi sarebbero un dramma». Roma e la sua candidatura rimangono appese ad un filo sottilissimo: la prossima settimana sarà decisiva. Il Coni, intanto, va avanti. «Mai c’è stata una totale sintonia nel dire sì alla nostra possibilità olimpica. Chi la pensa diversamente ci dica perchè...», dice Malagò. Oneri ed onori alla Raggi.