Corriere della Sera, 13 settembre 2016
De Boer, Totti e Balo: una questione di rivincita
Guido De Carolis per il Corriere della Sera
Frank De Boer
L’Inter uno scatto l’ha fatto e una strada l’ha presa, per capire se è quella giusta occorrerà tempo. Alla mezz’ora della ripresa contro il Pescara De Boer perdeva 1-0, era rinviato a processo e in via di condanna definitiva. Normale, il calcio vive di risultati. La prima vittoria, arrivata allo scadere e firmata dalla doppietta di Icardi, diventa così un balsamo che scioglie nodi e distende i nervi in una settimana impegnativa. Dopo una stagione di assenza, giovedì l’Inter riassapora il gusto della coppa e nell’esordio di Europa League riceve a San Siro gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva. Il match precede il ritorno (atteso) dei vertici di Suning e del presidente Thohir e soprattutto il match di domenica contro la Juventus che dovrebbe segnare il primo tutto esaurito dell’anno.
La vittoria di Pescara permetterà a patron Zhang di proseguire nel weekend il riassetto della società, di parlare con il diesse Ausilio e con il Cfa Gardini dei loro rinnovi, di chiudere i colloqui per la nomina del nuovo ad (dovrebbe essere un italiano, Zhang ha incontrato diverse figure anche su indicazione dell’ambasciata cinese) e di confermare la volontà di lasciare il figlio Steven in pianta stabile a Milano per vigilare sul pianeta nerazzurro. Il successo dell’Adriatico allenta la morsa sull’allenatore che si sforza dentro e fuori dal campo di comprendere, permeare e far suo il pianeta nerazzurro.
L’Inter deve ancora maturare, però qualcosa a Pescara si è visto e un’idea De Boer ha provato a realizzarla. La prima mezz’ora dei nerazzurri è stata discreta, con i padroni di casa confinati nella loro metà campo. Si può discutere le scelte degli uomini, ma il 4-2-3-1 è un modulo su cui costruire. Era frettoloso aspettarsi una grande prestazione da Joao Mario: il portoghese ha dato fisicità, non velocità alla manovra ed è questo quello che oggi manca. Il match però ha chiarito il dubbio Banega: l’argentino è utile sulla trequarti, meno se deve impostare da dietro. È stato lui a riprendere la squadra quando ha rischiato di schiantarsi e subire il raddoppio. Candreva e Perisic si sono visti poco, ma hanno grande qualità e da loro passa il futuro dell’Inter. Il centro di tutto però rimane Icardi, decisivo quando attivato e probabilmente il miglior colpitore di testa della serie A. All’Inter non è mancato neppure il carattere e se contro il Palermo aveva ripreso la partita, a Pescara è riuscita a ribaltarla premiando l’azzardo di De Boer e delle tre sostituzioni tutte insieme. C’è del buono, però sarebbe miope non guardare il negativo: la difesa. Quattro gol subiti in tre gare (con un Handanovic peraltro strepitoso) spiegano le debolezze di un reparto. Gli esterni sono disastrosi (il rientro di Ansaldi aiuterà), Murillo è involuto. In mediana Medel deve fare un lavoro non suo e rischia di essere un problema la gestione di Kondogbia, pagato 35 milioni e non tra i favoriti dell’olandese. L’Inter non è guarita, De Boer sta già un po’ meglio.
***
Luca Valdiserri per Il Corriere della Sera
Se nel calcio i fatti contano ancora qualcosa, questi sono i fatti che Francesco Totti ha offerto alla Roma nelle sue ultime sette presenze in campionato: 166 minuti giocati e 5 gol, alla media di uno ogni 33’. Gonzalo Higuain ne ha segnati 9 ma in 473 minuti, uno ogni 52’. Maurito Icardi 4 in 593 minuti, uno ogni 148’.
Come tutte le statistiche anche questa va interpretata e non soltanto letta. Non significa che Totti sia un centravanti più forte di Higuain, che nel campionato scorso ha segnato 36 gol e che in questo è a quota 3 in soli 120’ giocati, ma certifica quale sia la forza attuale di Totti. Il numero 10 non gioca per il suo passato, ma per quello che sa fare nel presente. Ha chiuso la stagione trascinando la squadra al terzo posto e domenica pomeriggio, dopo il tornado che si era scatenato sull’Olimpico, ha ricominciato dove aveva concluso: è entrato con la squadra in svantaggio 1-2 e dominata dalla Sampdoria di Giampaolo, ha servito a Dzeko l’assist del 2-2 e ha segnato a tempo scaduto il rigore del 3-2.
La coppia con il bosniaco funziona alla grande. Tra infortuni e decisioni tecniche hanno giocato poco insieme, soltanto 7 partite di campionato per un totale di 156 minuti. Con Totti e Dzeko insieme la Roma ha guadagnato 12 punti in classifica: Frosinone-Roma da 0-0 a 0-2, +2 punti; Roma-Fiorentina da 4-1 a 4-1, =; Atalanta-Roma da 3-2 a 3-3, +1 punto; Roma-Torino da 1-2 a 3-2, +3 punti; Genoa-Roma da 2-1 a 2-3, +3 punti; Milan-Roma da 1-2 a 1-3, =; Roma-Sampdoria da 1-2 a 3-2, +3 punti. Anche in questo caso, fatti e non opinioni.
Il presidente James Pallotta, domenica, si era un po’ preoccupato per il campo bagnato prima che Totti tirasse il rigore. Ma come può avere paura un calciatore che, reduce da un terribile infortunio, con una placca e le viti al perone, ha battuto al 90’ il rigore decisivo di Italia-Australia nel Mondiale 2006, poi vinto dagli azzurri?
Sarà davvero l’ultimo anno di Totti calciatore? Il Capitano ha firmato un contratto da 1,2 milioni più bonus personali e di squadra, con diritti d’immagine lasciati in gran parte al club. Nell’accordo con Pallotta c’è anche un futuro da dirigente operativo fino al 2023, a 600 mila euro all’anno. Visto il Totti attuale la scrivania può attendere. I dirigenti di Trigoria cambieranno idea? Spalletti, sempre poco tenero con i media, dice che sono i giornalisti a volere che Totti smetta. Peccato che non siano stati loro a titolare frettolosamente così, sul sito ufficiale della Roma, l’accordo del giugno scorso: «Francesco Totti indosserà la maglia della Roma per un’ultima stagione».
Totti serve in campo perché il migliore è ancora lui. E perché dopo la partenza di Pjanic per la Juventus, sacrificato al Financial Fair Play, c’è ancora più bisogno della classe, della fantasia e del carisma del più forte calciatore che la Roma abbia mai avuto.
***
Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
Dopo la semifinale vinta contro la Germania agli Europei del 2012, Balotelli corse ad abbracciare la mamma commossa in tribuna, in quella che rimane una delle più belle immagini di quel torneo. Domenica sera, fatti i 2 gol che hanno permesso al Nizza di aggiudicarsi il derby del Sud con il Marsiglia (3-2) nella prima di campionato, SuperMario è corso di nuovo dalla signora Silvia. È un altro momento fondamentale nella carriera di Mario Balotelli, che a 26 anni deve dimostrare di non essere un giocatore finito. E meglio di così non poteva cominciare.
La Ligue 1 orfana di Ibrahimovic (andato al Manchester United) ha bisogno di una nuova star, e tutti vogliono addossare quel ruolo a Balotelli. «Superbo», «Il conquistatore», titolano i giornali accanto alla foto di Mario in posa da Cristo Redentore. Non si sapeva neppure se avrebbe giocato, poi era previsto solo il primo tempo, invece il campione resuscitato ha tirato fino in fondo, 90 minuti con 2 gol. La febbre Balotelli conquista i tifosi del Nizza che lo assediano, le telecamere lo inseguono negli spogliatoi prima del massaggio e tutti trovano divertentissime le sue poche sillabe in francese, i compagni di squadra lo adorano. Il ritorno è riuscito oltre ogni speranza, con un po’ di fortuna (il primo dei 2 gol era un rigore), adesso viene il bello, si tratta di continuare.
Balotelli sta già dimostrando anche a Nizza di essere all’altezza di Ibrahimovic quanto a capacità di essere personaggio. Il Pallone d’oro? Perché no. «Si tratta di un trofeo che avrei potuto già vincere – concede SuperMario dopo la vittoria sul Marsiglia – ma lavorando bene e allenandomi seriamente, potrei ottenerlo in 2-3 anni. La mia capacità di allenarmi è passata dal 10% all’80%. È da poco che ho iniziato a lavorare seriamente». La disastrosa passata stagione al Liverpool? «Andare lì è stata la scelta peggiore che potessi fare, a parte i tifosi che sono fantastici, in società non piacevo a nessuno». L’inciso sui tifosi è andato un po’ perduto, ieri Balotelli è stato investito da messaggi poco gentili su Twitter in arrivo dall’Inghilterra, come «Liverpool la tua scelta peggiore? Probabilmente è vero, ma tu il nostro peggiore in 124 anni di storia».
In Francia comunque la nuova febbre Balotelli è già scoppiata. Il connazionale Marco Verratti (Paris Saint Germain) dall’alto dei suoi 23 anni ieri ha commentato «è un buon giocatore, che ha sempre avuto un piccolo problema di mentalità. Ma so che è un bravo ragazzo, spero con tutto il cuore che cambierà un po’. Deve capire che il calcio non sono solo i 90 minuti della partita ma tutta la settimana».
Anche l’allenatore del Nizza, Lucien Favre, che lo adora, cerca di restare con i piedi per terra: «Mario si deve ricostruire, deve imparare a partecipare all’azione, a tornare in difesa. Deve recuperare la forma. C’è un enorme lavoro ancora da fare. Certo, se in queste condizioni fa 2 gol a partita…».