Corriere della Sera, 13 settembre 2016
Don Marco si è innamorato, lo ha annunciato a messa nella sua chiesa di Venezia. Ora tutti vogliono sapere chi è la «donna del parroco»
Ha scelto il pulpito della sua chiesa veneziana per l’annuncio più vibrante: «Da domani vivrò un tempo di sospensione dal servizio di prete per un cammino di verifica...». C’è una lei nella vita di don Marco Scarpa, parroco di San Pantalon e responsabile diocesano per l’ecumenismo. Domenica scorsa ha preso il coraggio a due mani e ha deciso di dirlo a tutti alla messa della mattina, naturalmente dopo averne parlato con il patriarca Francesco Moraglia. «D’accordo con lui ho deciso di prendermi un periodo di riflessione per capire alcuni aspetti importanti delle mie scelte, soprattutto nell’ambito dell’affettività».
Un fulmine a ciel sereno per i fedeli, un centinaio, seduti sui banchi della chiesa di Dorsoduro. Agli altri l’ha invece comunicato nel pomeriggio via Facebook, provocando una grandinata di commenti, quasi tutti beneauguranti. «Spero di cuore che tu possa trovare con serenità la tua strada». «Buon cammino fratello». «Sarai sempre accompagnato dalla nostra preghiera». «Noooooo!». Lui ha voluto tranquillizzarli: «I legami d’amore vissuti con il Signore non cessano ma si trasformano. Così spero sia anche il mio legame con voi. Vi chiedo di accompagnarmi in questa nuova tappa della mia vita».
Alcuni avevano capito che qualcosa stava cambiando nella vita del quarantanovenne sacerdote lagunare. Da un paio di mesi aveva infatti tagliato la lunghissima barba che ricordava un po’ quella dei preti ortodossi, verso i quali ha sempre avuto un’attenzione particolare. Don Marco è infatti appassionato di cultura russa e bulgara e lavora molto per il dialogo interreligioso. Docente a contratto di letteratura russa all’Università Ca’ Foscari e stimato studioso di slavistica, il sacerdote ha scritto il suo annuncio anche in cirillico. E poi ha usato parole semplici con i suoi ragazzi di un tempo, gli scout di Carpenendo con i quali ha condiviso la passione della montagna, e quella dei ritiri spirituali della Casa Sicar di Oriago.
«Caro Marco, ti conosco da quando ti sei fatto prete (24 anni fa). Ricordo come fosse ieri Gosaldo, il Sicar, le lectio divinae in patronato, gli incontri di preghiera, ma anche le ripetizioni di latino... sei stato un bravo prete, un caro amico», scrive Marina Lazafame. Mentre dalla Curia veneziana si leva la voce di monsignor Dino Pistolato, vicario episcopale: «Io non mi stupisco perché in 35 anni ne ho viste di tutti i colori. Don Marco è un buon prete, determinato, di carattere. Mi auguro che usi la stessa forza per ritrovare il senso di fare il prete». È dispiaciuto: «Mi sto domandando se si poteva fare qualcosa, c’è scarsità di preti e don Marco era nel pieno del suo percorso». Una speranza ce l’ha: «Al momento è solo sospeso. Ci sarà un periodo di riflessione nel quale non potrà dire messa, non potrà confessare. Poi deciderà. In passato mi è già capitato di assistere a un gradito ritorno». In quindici anni, a Venezia su 173 sacerdoti se ne sono andati in 5. Intanto a San Pantalon si chiacchiera della «donna del parroco». Chi la conosce lo precisa: «È un’italiana, non russa». Lui non vuole aggiungere altro: «Questa è pruderie, è ora di fermare il polverone».