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 2016  settembre 13 Martedì calendario

Le presidenziali austriache sono state rinviate perché la colla non attacca

La telenovela delle elezioni presidenziali austriache si arricchisce di una nuova puntata. Adesso bisognerà aspettare altri due mesi e mezzo per capire se la destra populista riuscirà a piantare un’altra bandiera nel cuore dell’Europa. Il ballottaggio è stato rinviato dal 2 ottobre al 4 dicembre per lo “scandalo della colla”. Nelle scorse settimane molti elettori avevano lamentato buste elettorali che si chiudevano male o che erano arrivate a casa difettose. Il ministro dell’Interno, Wolfgang Sobotka (Oevp), è stato costretto ad annullare l’appuntamento di ottobre e a scusarsi con gli austriaci e con i due candidati alla poltrona più alta della Hofburg, il Verde Alexander Van der Bellen, appoggiato dalla Grande coalizione, e Norbert Hofer, candidato della destra populista Fpoe. «La loro campagna elettorale sarà più lunga», si è dispiaciuto Sobotka.
La colla delle buste del voto per corrispondenza, questa la spiegazione ufficiale, potrebbe essere stata compromessa dal caldo eccessivo. Pare insomma poco attrezzata per i cambiamenti climatici. Dopo la seconda gaffe in pochi mesi sul voto per corrispondenza, il governo ha deciso di correre ai ripari annullando la commessa all’azienda che le produceva dal 2010, Kprintcom, e affidando le nuove buste alla vecchia Staatsdruckerei, la vecchia “stamperia di Stato” che se ne è occupata fino alla privatizzazione del governo Schuessel, nel 2009. Per la verità anch’essa è stata privatizzata, anche se continua a produrre passaporti e altri documenti pubblici. Ma il responsabile dell’Interno ha serenamente respinto ieri i dubbi che incaricarla della ristampa delle schede senza una gara ufficiale possa essere problematico. L’auspicio non può che essere che nessuno faccia ricorso, per non allungare ulteriormente lo strazio delle elezioni più pazze degli ultimi anni.
I diretti interessati non hanno nascosto la loro irritazione. Ma mentre Van der Bellen si è limitato ad esprimere rammarico per il rinvio, Hofer ha chiesto che il voto postale venga limitato ai soli austriaci residenti all’estero. La quota per corrispondenza svantaggia tradizionalmente i populisti: anche le elezioni di maggio avevano regalato la vittoria a Van der Bellen grazie alle preferenze arrivare per posta. Quella domenica gli austriaci erano andati a dormire la sera convinti che avesse vinto il populista Hofer; lunedì sera la conta dei voti arrivati per posta, che per legge può essere fatta solo il giorno dopo le elezioni, aveva rovesciato il risultato, incoronando l’europeista Van der Bellen. Un sospiro di sollievo per molti, anche fuori dall’Austria.
Poi, pochi giorni prima del giuramento, all’inizio di luglio, un altro colpo di scena. Van der Bellen ha dovuto rimettere il vestito buono nella naftalina: la Corte costituzionale ha accolto il ricorso della destra dopo che dall’esame dello spoglio delle schede erano emerse molte irregolarità: schede sparite, conteggi con orari allegri, cominciati anche due giorni prima della domenica elettorale, esterni ammessi nei seggi durante la conta. Un delirio che ha costretto i giudici costituzionali ad annullare tout court il voto di maggio e a fissare una nuova data per il ballottaggio, il 2 ottobre. Ma è solo l’ennesima data che si è rivelata scritta sull’acqua.