la Repubblica, 13 settembre 2016
Natalia Aspesi è stata lapidata perché non ha letto Foscolo. Ma è davvero un peccato mortale?
Non ricordare i versi di Ugo Foscolo e non aver mai letto A Zacinto va considerato un peccato veniale o mortale? Merita indifferenza, sbadiglio, clemenza o ira funesta? Per aver scritto innocentemente e certo stupidamente di questo vuoto nella mia vita, sono stata lapidata da una quantità inaspettata di lettere e mail: un paio, pur deprecando, ironiche e leggiadre, le altre micidiali, tutte con lo scopo di cancellarmi dal genere umano. Riflessioni: gli italiani, o meglio i lettori di Repubblica, sono in gran parte colti e si struggono tra l’altro per la nostra grande letteratura affinché non venga dimenticata.
I lettori colti di Repubblica, malgrado sappiano a memoria tutto il Foscolo e si spera anche il Manzoni e il Leopardi, sorprendentemente non trascurano neppure le meno alate “Questioni di cuore” (la rubrica sul Venerdì in cui è apparsa la mia infelice confessione).
Anche le persone colte, o forse soprattutto le persone colte, stanno perdendo l’abitudine al dialogo, allo scambio di idee, alla voglia di sapere i perché degli altri e a far sapere con pacatezza i propri perché. Oggi l’incontro è sostituito dallo scontro: la curiosità e la sapienza sono sostituiti dalla stizza e dal disprezzo.
Anche l’amore o l’indifferenza verso il Foscolo, diciamo oggi argomento dei meno scottanti, obbligano a crearsi un nemico, a non voler approfondire, a capire quel che si vuol capire, alla certezza di avere sempre ragione, all’insulto, alla cancellazione dell’altro. Al costante stato di tumulto interiore e quindi al corruccio, al bisogno di distruggere e al rifiuto di riflettere. Soprattutto di cambiare idea. (E per esempio un amico attaccando, con massimo rancore, la situazione politica romana e i pasticci pentastellati, incitava però a continuare a votarli, pur essendo il voto ancora lontano).
Le mail dei foscoliani a un, per esempio, stendhaliano o austeniano per limitarsi allo stesso primo Ottocento: si dicono scandalizzate, consigliano di leggere la nostra grande letteratura invece dei libri di Fabio Volo e Bruno Vespa, di vergognarsi di consigliarli, decidendo poi tutti che possedere molti libri è tipico di chi non legge, per esempio ricordando un genitore con figlia ignorante che addolorato sosteneva di possedere «ben diecimila euro di libri».
Se hai un bersaglio, quel bersaglio non ha scampo: gli si fan dire o scrivere pensieri mai espressi; anche ciò che potrebbe essere positivo è negativo, tutto suscita sghignazzo, accusa, orrore.
Se non sei un seguace di Foscolo o di chiunque altro sia amato da altri, vuole dire che la tua ignoranza è totale, che non ami nulla che conti, la musica, l’arte, la letteratura e la poesia, neppure la Nobel Szymborska.
Riflessione amara: anche l’International New York Times, riferendosi al finale della campagna elettorale americana, si lamenta “che l’aria si è fatta spessa di insulti e scontri orrendi”.
Riflessione finale: se non si perdona, si giudica nemico della Letteratura e della Patria (e forse persino della Costituzione) chiunque tenti di esprimersi senza esigere sangue, persino su un argomento come un patriota poeta romantico (ed esule, come tanti oggi vorrebbero), morto un po’ di tempo fa, cioè nel 1827, figuriamoci il resto. In televisione il culto del sogghigno, del vociare e dello sterminio è già ricominciato con i soliti noiosissimi scontri su tutto, compresa la cucina, e quei mitici Sì e No sempre più misteriosi: non una notizia buona, perché anche quella che potrebbe esserlo viene raccontata dai sapienti del ramo come pessima. Tutti arrabbiati sin dall’alba, chissà cosa ne penserebbe il Foscolo.