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 2016  settembre 13 Martedì calendario

Può Hillary Clinton fare il presidente degli Stati Uniti?• È la storia del malore dell’altra mattina

Può Hillary Clinton fare il presidente degli Stati Uniti?

È la storia del malore dell’altra mattina.
Non si è trattato propriamente di un malore. Lisa Bardack, suo medico curante dal 2001 e capo del Dipartimento di medicina interna del Mount Kisco Medical Group, aveva visitato Hillary già venerdì sera e le aveva diagnosticato una polmonite. Negli Stati Uniti è considerato molto grave che un dettaglio come questo sia tenuto nascosto. Si pretende in genere chiarezza assoluta sulle condizioni fisiche di chi vuole entrare alla Casa Bianca. Hillary, se fosse eletta, sarebbe il secondo presidente più anziano nella storia del Paese, dopo Ronald Reagan. Compirà 69 anni tra un mese. È vero che anche Trump ha 70 anni.  

Com’è andata, esattamente, domenica mattina?
C’era la cerimonia di commemorazione delle vittime dell’11/9, Clinton e Trump non potevano non essere presenti. I due si sono piazzati a una distanza notevole uno dall’altra, e si sono bellamente ignorati. La Clinton è arrivata intorno alle 8, con un tailleur pantalone di color blu. È filato tutto liscio fin verso le nove e mezza, quando s’è a un tratto allontanata ed è stata caricata su una macchina. Disidratazione da troppo caldo. Abbiamo tutti visto il video: non si reggeva in piedi, l’hanno quasi buttata sul sedile posteriore dell’auto. La rete televisiva Fox ha diffuso subito la notizia, Trump, una volta tanto, non ha infierito («non mi sono accorto di niente, non so niente»), Hillary, che s’era rifugiata in casa della figlia Chelsea in Madison Square, è riapparsa dopo un’ora e mezza. Occhiali da sole, gran sorriso, «mi sento alla grande, è una bella giornata a New York», s’è fatta fotografare con una bambina, ma poi è sparita di nuovo e sappiamo che è tornata nella sua villa di Chappaqua, a nord della città, da cui non è più uscita. La campagna elettorale è stata sospesa fino a domani, già venerdì sera la Bardack le aveva ordinato riposo assoluto. Come ci si può riposare, però, se si sta correndo per la presidenza degli Stati Uniti? Quindi gli interrogativi di adesso: se uno non è pienamente in forze, come fa a occupare la poltrona più importante (e faticosa) del mondo?  

Trump e i repubblicani hanno battuto parecchio sulla pretesa fragilità della candidata democratica. Come stanno le cose?
Nel dicembre del 2012, la Clinton, in quel momento segretario di Stato, ebbe una forte influenza intestinale. Poi cadde nel bagno e si fece male alla testa: un trombo vicino al cervello che bisognò operare. Dopo l’intervento, Hillary girava con le lenti scure e i giornalisti scoprirono presto che si trattava di occhiali fresnel prism, quelli che è costretto a indossare chi vede doppio. Trump insiste che la Clinton non è fisicamente in grado di fare il presidente degli Stati Uniti, e su internet i siti che la avversano ingigantiscono ogni suo colpo di tosse (tossisce spesso in effetti, e qualche comizio è stato interrotto per questo). L’orecchino maschererebbe un auricolare contro la sordità, il mal di schiena la tormenterebbe al punto da costringere gli studi tv a piazzare speciali cuscini sulle poltrone, Trump sostiene che ha un cancro alla lingua, con tanto di foto che mostrano una macchia nera. Nel luglio scorso la Bardack aveva scritto che la Clinton «è in una condizione fisica eccellente», precisando però che soffre di ipotiroidismo, e prende l’Armour Thyroid, è allergica al polline, e assume antistaminici, il pericolo di altri trombi sussiste e Hillary lo combatte con la vitamina B12 e con l’anticoagulante Coumadin.  

Il settantenne Trump invece come sta?
Mistero assoluto. Il suo medico, Harold Bornstein, ha diffuso una lettera in cui sostiene che le condizioni fisiche del candidato repubblicano sono eccezionali. Però ha anche ammesso che l’ha scritta in cinque minuti «mentre la limousine di Trump mi aspettava sotto casa». Se Hillary pubblicasse tutti i certificati medici che la riguardano, costringerebbe Trump a fare lo stesso.  

Che dicono i sondaggi a questo punto?
Dopo la convention democratica, la Clinton aveva un vantaggio di otto punti, all’apparenza solido. Sembrava sufficiente battersi in quei tre-quattro stati chiave per non correre rischi. Invece, Trump ha recuperato e a livello nazionale sta adesso tre punti sotto la sua avversaria, con un trend in ascesa, che la polmonite tenuta nascosta potrebbe aiutare. La corsa è diventata parecchio faticosa, perché le distanze si sono accorciate in un mucchio di stati che sembravano sicuri per lui o per lei. Per esempio, Hillary ha adesso appena un punto di vantaggio su Donald nel New Hampshire e nel Nevada, stati in genere favorevoli ai democratici. Stessa cosa per Trump: avrebbe dovuto vincere facile in Arizona e in Georgia, e invece qui s’è fatta sotto Hillary che adesso è a uno e a tre punti di distanza. Testa a testa anche in Florida, Iowa e North Carolina. Se la salute la sostiene, Hillary dovrà ancora lottare parecchio.