La Gazzetta dello Sport, 12 settembre 2016
Le bandiere del Milan in rivolta contro la nuova società
Il Milan è senza vento. Le bandiere non sventolano sui balconi – dopo le sconfitte, le appendono solo i coraggiosi – e nemmeno in società. Le bandiere metaforiche, cioè gli ex giocatori simbolo del club, vivono ore agitate. Una settimana fa sembrava che nel nuovo corso cinese la presenza di un grande campione fosse garantita: Maldini, Albertini, Costacurta, c’era solo da scegliere una professionalità e trovare un modo per convivere con il nuovo a.d. Fassone. Oggi la situazione è più complicata e i rapporti più tesi. Fassone parlerà presto con Maldini e Albertini però, intanto, la candidatura di Costacurta è praticamente caduta e quella di Demetrio ha vissuto giorni migliori.
TWEET E PAROLE Riassunto per i distratti. Demetrio Albertini ieri ha twittato una foto con tre puntini di sospensione: un «due aste» con logo rossonero e scritta «Io non sono interista». Probabile lo abbia fatto un po’ istintivamente, reagendo alle notizie degli ultimi giorni. Nel tweet non c’era spiegazione, ma è piuttosto semplice dare una interpretazione logica: Albertini voleva fare polemica con le scelte recenti. La cordata cinese ha scelto Fassone e Fassone ha chiamato Mirabelli come direttore sportivo. Sono due ex interisti. Senza contare le voci su altre figure che probabilmente entreranno in società, scelte nell’organigramma dei cugini. Costacurta a Sky Calcio Show ha dato la sua interpretazione e aggiunto veleno: «Credo che Demetrio sia rimasto scioccato un pochino dalle ultime scelte, perché vengono dall’Inter. Probabilmente, però, si accoda a tanti tifosi milanisti. Il messaggio mi sembra abbastanza chiaro». Poi la domanda chiave: «Sei stato contattato?». E Costacurta: «No, assolutamente no. E che non ci provino neanche». Tutti in una giornata. Anche Del Piero, non un battutista di professione, è intervenuto sulla questione. Si parlava della bandiera rossonera e lui: «Sono in ballottaggio Bergomi e Zanetti». Risate, sadica soddisfazione degli interisti, fastidio dei milanisti che si sentono in una barzelletta. Umberto Marino, candidato alla successione di Gandini, verrebbe al Milan dall’Atalanta ed è un altro ex Inter: doppio nerazzurro.
E AMBROSINI? I tifosi del Milan, non compattissimi di questi tempi, si sono spaccati. Molti con Albertini, altri critici verso il suo attacco social. Adriano Galliani se l’è cavata con consueta diplomazia – «Non sono interista nemmeno io, ma lo dico senza volontà di fare polemica» – però è più importante capire che dirà Fassone in privato. Di sicuro parlerà con Maldini e Albertini, provando a capire se si può trovare un ruolo che accontenti uno dei due. Sia Maldini sia Albertini vogliono un ruolo centrale, difficile da coniugare con il progetto ormai disegnato chiaramente da Fassone. Quasi certamente avrebbero preferito essere contattati giorni fa, prima della definizione del nuovo direttore sportivo. Sensazioni: più semplice ci sia un posto per Albertini, anche se ieri non ha guadagnato punti, oppure per Ambrosini, nome con minore esperienza dirigenziale ma per quasi vent’anni nell’ambiente rossonero. Il loro amore per il Milan non è in discussione.
IL GIARDINIERE Paolo Maldini mercoledì aveva scelto lo stesso tema, l’affetto per il passato, come sempre: «Il Milan resterà sempre un grandissimo amore, mio e della mia famiglia». Non è in dubbio ma qui si parla di organizzazione, di convivenza, di responsabilità da dividere in una società.Tutto abbastanza delicato. Il Milan così in questi giorni vive un paradosso: giocatori del passato fanno discutere sul futuro, mentre la squadra vive un presente complicato. Tranquillità, zero. Piccola consolazione: succede anche nelle migliori famiglie. Nella società più legata alle sue bandiere, il Bayern Monaco, un grande ex come Matthäus ancora oggi non passa la selezione all’ingresso. Ha giocato nel Bayern dal 1984 al 2000, con soli tre anni di Inter nel mezzo, ma proprio non riesce a rientrare come dirigente. Nessun paragone col Milan, che fatica a inserire un solo grandi ex, ma la tensione a volte può essere la stessa. Uli Hoeness, ex presidente destinato a tornare numero 1, un giorno ci è andato piano: «Il ritorno di Matthäus? Neanche come giardiniere».