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 2016  settembre 12 Lunedì calendario

Quanto vale una playlist che funziona?

Fate spazio. Sulle pareti di casa o nella memoria del vostro computer/smartphone. Altro che la parete di vinili e cd che adesso viene buona come arredamento vintage o rifugio nostalgico della memoria. Altro che i giga di file che avete scaricato (legalmente si spera) e che ancora prima di aver scalzato i supporti fisici sono stati sorpassati dallo streaming. La rivoluzione digitale ci ha infilato in tasca non solo la musica che ci piace ma anche quella che non sopportiamo e che non conosciamo: 35 milioni di tracce da ascoltare quando, dove e come vogliamo. Nel 2015 per la prima volta nella storia il valore del mercato digitale (45%) ha superato quello del fisico (39%).
I successi nascono lì. Quest’estate le canzoni più ascoltate in Italia, i dati sono di Spotify, sono state Cheap Thrills di Sia, One Dance di Drake (in vetta nel mondo) e Vorrei ma non posto di J-Ax e Fedez.
Il panorama
Ma chi sono i player che si contendono la gestione dei nostri gusti musicali? Spotify è stato il pioniere. La società svedese è nata nel 2008, ed è il leader di mercato: 39 milioni di abbonati e circa 100 milioni gli utenti attivi, compreso chi non paga e in cambio rinuncia a selezionare i brani on demand. Lo sfidante è Apple Music: è nato soltanto nel 2015, ma alla presentazione dell’iPhone 7 Tim Cook ha annunciato che gli iscritti sono già 17 milioni. E pagano tutti, c’è solo un periodo di prova di tre mesi e poi o dentro o fuori. Ci sono altre big companies in campo, ma fra Google Play che non deve rubare troppo spazio a YouTube e Amazon, che non è ancora partita, c’è spazio anche per i più piccoli come i francesi di Deezer, per Tidal, la piattaforma di proprietà di Jay Z, Beyoncé e altre star, e in Italia per TimMusic.
Come funziona
A differenza del mondo della tv, la concorrenza non è sull’ampiezza e sulla qualità dell’offerta. Tutti hanno (più o meno) tutto e se manca qualcosa «chissene» visto che il 20% del catalogo non è mai stato ascoltato nemmeno una volta. Taylor Swift non accetta di dare la sua musica dove c’è anche un servizio gratis. Idem per Thom Yorke. E allora Spotify potrebbe cedere alle richieste della discografia e accettare che alcuni contenuti possano essere solo per i clienti premium. Poi ci sono le esclusive. A quattro mesi dall’uscita, l’ultimo di Beyoncé, Lemonade, è ancora in streaming solo su Tidal. Punta molto sulle esclusive Apple che di recente si è aggiudicata una settima di finestra per il nuovo album di Drake Views e per Rise, la canzone olimpica di Katy Perry. Si dice che il flop di questa sia una «vendetta» di Spotify che le ha dato meno visibilità. E così prende piede l’idea che le esclusive siano solo un favore alla pirateria: se la canzone che cerco non è nel mio abbonamento non ne faccio un altro, ma cerco altrove, magari con quelle app illegali che permettono lo stream ripping, ovvero rubare l’audio da YouTube.
TimMusic ha un catalogo più ristretto, circa 25 milioni di brani, qualche lacuna sulle etichette indipendenti straniere o sulla classica, ma compensa con un abbonamento meno caro (7,99 ogni 4 settimane contro i 9,99 euro al mese di Spotify e Apple), già compreso nei contratti Young, e che, altro risparmio, non fa consumare dati. In attesa di qualche rivoluzione o di una vera integrazione in un mondo di relazioni social, il confronto si fa sulla content curation.
Le prospettive
Se non è l’offerta è il modo di presentarla che ci influenza. Non si ascolta più un album da cima a fondo, il format vincente è la playlist. Ognuno si fa la propria, ma il grosso del traffico passa da quelle che ci guidano in base ai generi o al mood della giornata. La Discover Weekly di Spotify è la più seguita: 40 milioni di follower e suggerimenti che incrociano consigli di esperti e un algoritmo che studia i nostri gusti. Spotify è più cool musicalmente, un po’ perché è l’unica azienda ad avere lo streaming come core business un po’ perché è la prima ad essere partita: il passaparola la identifica come il commesso esperto. Apple risponde con Beats1, una radio globale che trasmette 24 ore su 24 in diretta con deejay famosi e star ai microfoni e offrendo quel grande recinto che parte dai device e arriva all’Apple Music Festival (dal 18 al 30 settembre a Londra e in diretta per gli abbonati concerti di Elton John, Robbie Williams, Bublé, Bastille, One Republic, Calvin Harris e altri) che è la gioia dei mela-fanatici.