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 2016  settembre 12 Lunedì calendario

Angelique Kerber, l’erede della Graf, ha conquistato New York e il numero 1 nella classifica mondiale

Diciassette anni dopo l’era Graf, un’altra tedesca guarda il tennis dall’alto in basso. Angelique Kerber, 28 anni, padre polacco, braccio (mancino) caldo. Angie ha fatto la rivoluzione in una stagione: trionfo a Melbourne (sulla Williams) e poi ieri a New York, approfittando delle indecisioni di Karolina Pliskova che aveva un break di vantaggio nel terzo set (6-3, 4-6, 6-4), più la finale a Wimbledon e l’argento a Rio. Kerber è, da oggi, archiviate le 186 settimane consecutive in vetta di Serenona, una numero 1 di sostanza, una regina che legittima il trono con i risultati, ma che differenza con le antenate. Angie in Germania viene considerata l’erede di Steffi, in uno stage primaverile a Las Vegas alla corte di Fraulein Dritto ha affinato l’arte di vincere, ma siamo molto lontani dalla supremazia con cui la Graf dominò il tennis per un decennio.
Angie succede a Serena Williams (22 Slam e alla soglia dei 35 anni uno stato di salute vacillante, quanto le motivazioni) però parlare di passaggio di consegne è improprio. A 28 anni, la Kerber diventa la leader più attempata dai tempi di Jennifer Capriati. E così il tennis femminile cambia pagina senza davvero voltarla. «È il sogno di una vita: da quando ero bambina desideravo vincere grandi tornei e diventare la migliore» gongola legittimamente la Kerber, brava ad approfittare degli svarioni della Williams, emersa dal gruppo delle inseguitrici mentre Muguruza (regina di Parigi) fa fatica a ritrovarsi tra mille amnesie e una vera fuoriclasse stenta ad emergere.
Angie sa che il regno potrebbe non durare: «Steffi è leggendaria, ma io ho bisogno di scrivere la mia storia». La situazione è fluida, i distacchi ravvicinati, l’impressione è che ci sia più attesa per un ruggito d’orgoglio della vecchia Serena e per il ritorno delle leonesse appiedate (Sharapova dal meldonio, Azarenka dalla maternità) che per questa novità bionda e affabile, ginnica (guardare i fondamentali colpiti quasi in ginocchio) e transitoria. Dagli amori consolidati, d’altronde, è difficile separarsi.
Ieri Angelo Binaghi è stato rieletto presidente della Federtennis: senza rivali, comincia il quinto mandato consecutivo. Con la generazione delle fenomene al capolinea, e in assenza di ricambi, ci sarà molto meno da divertirsi.