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 2016  settembre 12 Lunedì calendario

Le mani del generale Haftar sul petrolio libico

Il generale Khalifa Haftar si impadronisce dei terminal del petrolio della Libia e occupa una posizione di vantaggio in vista dei nuovi equilibri che seguiranno l’imminente disfatta dell’Isis a Sirte. L’uomo forte del governo di Tobruk ha stretto un accordo con le milizie di Misurata, prima sua avversarie, per mettere fuori gioco la Guardia petrolifera del signore della guerra Ibrahim Jathran. E ora punta a monopolizzare l’esportazione del greggio e alzare la pressione nei confronti del governo di Tripoli guidato da Fayez al-Sarraj.
Le forze di Haftar, la cosiddetta Libyan national army, hanno attaccato ieri mattina la Mezzaluna del petrolio, al centro della costa libica. Sono entrate senza combattere nei terminal di Ras Lanuf e Sidra, mentre scontri si sono registrati a Zuetina. La Guardia petrolifera non sembra in grado di resistere. Jathran si era schierato con Sarraj e bloccava le esportazione del greggio della Cirenaica, vitali per le casse di Tobruk. Haftar ha occupato nei mesi scorsi il suo feudo, Adjabiya, e lo ha isolato sempre più.

Kobler preoccupato

L’inviato speciale dell’Onu Martin Kobler si è detto «preoccupato» per lo sviluppo imprevisto, proprio mentre Sarraj comincia a estendere il suo potere oltre Tripoli e l’Isis sta per essere schiacciato. «Le divergenze vanno risolte solo attraverso il dialogo e non con i combattimenti – ha ammonito il diplomatico tedesco -. Invito tutte le parti a sedersi insieme. La Libia ha bisogno di un esercito unitario».
Esercito che però vorrebbe guidare lo stesso Haftar. Sulla sua nomina a ministro della Difesa pesa il veto delle milizie tripoline che proteggono Sarraj, prime fra tutte quelle di Abdul-Gani Kikli e Abdul-Raof Kara, vicini ai Fratelli musulmani. L’ago della bilancia torna quindi Misurata e i suoi combattenti impegnati contro l’Isis a Sirte. Nella capitale libica dello Stato islamico restano soltanto 100 terroristi, in gran parte tunisini, asserragliati con le famiglie in un’area di due chilometri quadrati.
L’annientamento degli islamisti è inevitabile e può essere rinviato al massimo di una settimana o due. Ma il dopo resta incerto. Se Haftar riesce a tenere dalla sua parte Misurata, Sarraj sarà molto indebolito. Il generale sta cercando consensi nell’Ovest e a Tripoli, dove cresce il malcontento per i tagli quotidiani dell’elettricità e la scarsità di benzina. La milizia Bashir al-Saadawi, Forza 10, si sarebbe già schierata con lui.
Malcontento a Tripoli
Parte della popolazione tripolina è sempre più insofferente anche per lo strapotere delle milizie, che il primo ministro non riesce a contenere. Uomini barbuti della Sitta, Forza Sei, fedele all’ex comandante di Al-Qaeda Abdelhakim Belaj, pattugliano la zona strategica fra il quartiere coloniale e la base navale di Busitta, dove ha il suo quartier generale Sarraj. Le autobombe piazzate giovedì scorso davanti al ministero degli Esteri e alla base stessa sono un primo segnale che partita di Tripoli si sta per riaprire.