Corriere della Sera - Roma, 12 settembre 2016
Una classe dirigente non si crea dal nulla. Ancora sul caso del M5s a Roma
Talvolta ci sono fasi molto dolorose nel processo che conduce alla maturità. Quella che a Roma sta attraversando il Movimento 5 stelle non fa eccezione. Per la formazione politica fondata da Beppe Grillo la conquista della capitale risulta un passaggio cruciale di quel percorso. Che si è rivelato finora non facile. Una classe dirigente capace non solo di amministrare una grande città ma anche un grande Paese non si crea dal nulla. Si potrebbe discutere a lungo sulle ragioni, sociali in primo luogo ma anche banalmente legate alla rapidità dell’affermazione politica, per cui il Movimento non ne disponga. Il fatto è che i 5 stelle si sono presentati alla prova del governo della capitale non adeguatamente attrezzati per farlo. Né purtroppo sembrano essere ancor usciti dallo stato confusionale e contraddittorio che ha finora caratterizzato l’azione di Virginia Raggi.
Il fatto è che le regole imposte dal non statuto del Movimento, dall’obbligo di sottostare a certe direttive esterne passando per la sfiducia online (ma chi poi sarebbe competente a sfiduciare e perché?) fino all’applicazione di multe salatissime sono difficilmente compatibili con incarichi che prevedono l’assunzione di responsabilità e rischi in dividuali. Soprattutto se tali incarichi, a causa del deficit di classe dirigente interna al Movimento, devono essere affidati a persone esterne che magari condividono gli obiettivi di fondo ma non necessariamente quel modo di procedere.
Non c’è dunque da stupirsi per le difficoltà finora incontrate nella selezione di alcune figure chiave come l’assessore al Bilancio, dopo che Marcello Minenna si è dimesso senza che sia stato fatto un gesto per farlo tornare sui propri passi. Figura sulla quale mai come in questo frangente ricade il compito più importante, considerando le scadenze incombenti: un secondo assestamento di bilancio, i conti di previsione per il prossimo anno, la definizione dei budget per i servizi essenziali che a Roma versano in uno stato pietoso.
Al punto in cui siamo è un problema che non si può più eludere. L’alternativa è rassegnarsi a reclutare personaggi probabilmente inadatti alla complessità dell’impresa (come si è già recentemente rischiato tradendo pure le promesse di trasparenza nelle scelte) o affrontare un Vietnam di incarichi che durano pochi mesi con dimissioni e licenziamenti senza soluzione di continuità. E anche questo è purtroppo già accaduto. Sempre che si trovi alla fine qualcuno disponibile. Ma così si fa davvero poca strada.