la Repubblica, 12 settembre 2016
A Roma non si trova nessuno disposto a fare l’assessore al Bilancio
Adelante con juicio.
Non c’è più fretta, dicono in Campidoglio. A 12 giorni da quel primo settembre che verrà ricordato per le cinque dimissioni in meno di 24 ore, restano vuote ancora quattro delicatissime posizioni. Coperta, per ora, la sola casella dell’amministratore unico di Atac (scelta caduta sull’ingegnere Manuel Fantasia), all’appello mancano ancora un direttore generale per l’azienda dei trasporti, un amministratore per quella dei rifiuti, l’Ama, un nuovo capo di gabinetto della sindaca e un assessore al bilancio. Ma, appunto, si va avanti con cautela. Anche perché, lo “scouting” sembra non stia dando i frutti sperati. Specie per quanto riguarda il ruolo di responsabile dei conti del Comune dopo la nomina, durata appena un giorno, di Raffaele De Dominicis, ex procuratore della Corte dei conti, bocciato perché, si è scoperto, non rispettava «i requisiti previsti dal M5S». E dunque, ora la parola d’ordine è “qualità” e non più “fretta”.
Da due giorni Virginia Raggi non entra nel suo ufficio con vista sui Fori imperiali. Dopo una gita, ieri, sul lago di Bracciano, ci tornerà oggi per esaminare ancora una decina di curriculum, tanti, filtra dal Comune, quelli rimasti sul suo tavolo per trovare il sostituto di Marcello Minenna, dirigente Consob, arrivato in giunta a luglio, grazie all’interessamento diretto di Luigi Di Maio. Si racconta che il vicepresidente della Camera sia riuscito a convincerlo durante una cena privata dopo numerose lusinghe e l’assicurazione di una certa autonomia. Com’è andata a finire è storia e ora, dopo l’addio del mini-direttorio e dopo le profonde fratture (pubblicamente mai avvenute) con i vertici dei 5 Stelle, la Raggi non si potrà più appoggiare alla struttura del M5s per trovare sponde e suggerimenti.
Per questo, nelle ultime ore, è in corso una sorta di “pesca a strascico”, via sms, mail e telefonate che partono dal Campidoglio verso amici a 5stelle per trovare l’uomo o la donna disposto ad affrontare la complicata sfida di mettere in ordine i conti di Roma. E così, la “lista dei dieci” è più che altro una lista dei desiderata: nomi, a partire dall’ex ragioniere generale dello Stato Mario Canzio che la Raggi vorrebbe convincere a entrare nella sua giunta. In questa lista è entrata anche Francesca Balzani, già assessore al bilancio e vicesindaco di Giuliano Pisapia a Milano, contattata da “amici in comune” coi 5 Stelle. «Non ho nemmeno risposto», ha fatto sapere. Come non si è mai autocandidata nemmeno Daniela Morgante, magistrato della Corte dei conti, entrata nel totonomi (prima come assessore, poi come capo di gabinetto) già a giugno. Anche lei (che il Bilancio del Comune di Roma lo conosce per averci lavorato all’epoca di Ignazio Marino) si mantiene a distanza. E non sarebbe andato a buon fine nemmeno l’abboccamento con Lucrezia Reichlin, economista nel board di Unicredit.
Si cerca nelle università, soprattutto Politecnico e Bocconi, per trovare un professionista disponibile a trasferirsi a Roma. Ma il clima nella capitale è quello che è, e le difficoltà non mancano. L’altro giorno, la senatrice Paola Taverna, prima di sciogliere il “mini- direttorio” che avrebbe dovuto affiancare la Raggi nelle sue scelte, e a proposito delle possibili dimissioni dell’assessore all’Ambiente, indagata, Paola Muraro, ha spiegato: «Se perdiamo pure lei che facciamo? Cerchiamo sulle Pagine gialle?».
E mentre nel totonomi finiscono anche gli economisti Antonio Carmine Lacetra, Alessandro Pantoni, Saverio Canepa, Massimo Zaccardelli, Nino Galloni e il magistrato contabile Salvatore Tutino, un altro personaggio si tira fuori. È Antonio Di Pietro, ex leader dell’Idv, che definisce una «panzana» la possibilità che entri in giunta. La sua smentita si porta dietro «la solidarietà» alla Raggi. Che, in settimana, vorrebbe annunciare almeno uno dei 4 posti vacanti. Ma senza fretta.