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 2016  settembre 11 Domenica calendario

La ministra Dana Reizniece-Ozola che ha battuto la campionessa mondiale di scacchi

AVERE 34 anni, quattro figli, parlare sei lingue, essere ministro delle Finanze della Lettonia dopo aver ricoperto per due anni il dicastero dell’Economia e aver coordinato il lancio del primo satellite del Paese baltico nello spazio? Si può se, in aggiunta a tutto ciò, si è anche Gran Maestra di scacchi da 15 anni. «Gli scacchi mi aiutano a mantenere l’equilibrio nella vita e mi hanno dato la disciplina che è indispensabile per gestire tutto», racconta Dana Reizniece-Ozola da Baku, in Azeirbajan, città natale di Garry Kasparov, dove fino a martedì è impegnata nella sua ottava Olimpiade di scacchi. Per partecipare ha dovuto saltare l’Eurogruppo di Bratislava. Ma ne è valsa la pena. Lunedì, nello stupore generale, la ministra, numero 318 al mondo, ha battuto con i pezzi bianchi in 51 mosse la campionessa mondiale, la cinese Hou Yifan. Ma finora non si è concessa alcun festeggiamento. «Le Olimpiadi sono una maratona, non uno sprint. Devo restare concentrata e conservare le energie fino alla chiusura martedì».
Signora ministra, quando ha iniziato a giocare a scacchi?
«A otto anni. Da allora mi sono sempre esercitata e ho preso parte a tornei vincendo anche un campionato europeo under 18. Poi ho deciso di non diventare una giocatrice professionista. Volevo andare all’Università e fare altro. Ma gli scacchi sono rimasti una parte fondamentale della mia vita. Mi aiutano molto perché il lavoro di ministra consuma parecchie energie. Con gli scacchi ricarico le batterie. Bisogna sempre trovare un equilibrio nella vita e gli scacchi mi aiutano a mantenerlo».
Vede somiglianze tra scacchi e politica?
«Ce ne sono molte. In entrambi i campi devi essere capace di gestire situazioni complesse, devi sapere tutto sul tuo rivale e predire quale sarà la sua prossima mossa. La differenza è che le regole del gioco negli scacchi non cambiano mai, mentre in politica talvolta accade».
A 34 anni ha raggiunto traguardi importanti nell’uno e nell’altro campo...
«In una democrazia giovane e piccola come la Lettonia è più facile farsi strada anche se si è giovani. Ma, è vero, finora sono andata veloce e ringrazio il governo e la mia famiglia per il grande sostegno. Ho quattro bambini. Ma ciò nonostante si possono fare grandi cose. Puoi persino capovolgere il mondo se hai dei punti fermi nella tua vita. E a me sono gli scacchi e la famiglia a dare stabilità e ad aiutarmi a mantenerla».
Famiglia, politica, scacchi... Come fa a gestire tutto?
«Penso che il mio segreto sia la disciplina che mi ha dato la vita sportiva e che ha formato il mio carattere sin dall’infanzia. Se hai disciplina non c’è cosa che tu non possa fare. Se vuoi puntare in alto nello sport, devi sempre spingerti oltre i tuoi limiti e, per diventare un campione, devi continuare a farlo anche quando il tuo corpo e la tua mente sono esausti. Tanti bambini fanno musica, arte o sport, ma farlo a un livello agonistico è il modo migliore di formare il carattere».
Anni fa fece scalpore la copertina di “Atlantic” che diceva “Ecco perché le donne non possono avere tutto”. Lei è la dimostrazione del contrario.
«Le donne possono avere tutto. Quello di cui hanno bisogno è un uomo forte al loro fianco che le sostenga. Io ce l’ho. E vorrei essere un esempio. Vorrei dimostrare che non bisogna rinunciare alle cose che contano per te. Se inizi a farlo, rinunci alla tua integrità. Se vuoi essere una persona in armonia, devi fare tutto quello che ti piace. Devi solo trovare un equilibrio. Non è facile però. C’è stato un momento, tanti anni fa, in cui puntavo tutto sulla carriera e dopo un po’ mi sono resa conto che non leggevo un libro da due anni. Se dedichi tutto il tempo al lavoro, smetti di essere efficiente. Sei molto più interessante e molto più efficiente, se hai anche una vita fuori dal lavoro: se leggi, se hai degli hobby».
Non c’è mai stato un momento in cui ha dovuto scegliere tra famiglia e carriera?
«Spesso la società pensa che una donna che ha bambini dovrebbe stare a casa. Ma sa perché stimo tanto gli sportivi professionisti? Imparano sin da bambini a lavorare sodo. L’ho imparato anch’io: partecipavo ai tornei, poi tornavo a scuola e dovevo studiare più sodo degli altri per recuperare. E questo ha formato molto il mio carattere. Mi ha insegnato a gestire al meglio il mio tempo che è la cosa più importante».