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 2016  settembre 11 Domenica calendario

Ma in Siria Al-Nusra è sempre più forte

Su tutti i fronti della Siria è una corsa a guadagnare terreno nelle ultime ore prima della tregua. L’accordo fra Usa e Russia arriva dopo importanti vittorie del regime a Damasco e Aleppo ma la posizione di Bashar al-Assad non è granitica. I ribelli sono stati in grado di lanciare nuove offensive nella provincia di Hama e a Quneitra, nel Sud-Ovest. L’evacuazione dei sobborghi della capitale assediati da anni, Darayya e Muadamiya, ha poi permesso il trasferimento di migliaia di combattenti, in maggioranza islamisti, nella provincia di Idlib, dove ora Al-Nusra, la branca siriana di Al-Qaeda, è ancora più forte. E proprio districare le formazioni moderate da quelle qaediste è uno dei compiti più ardui dell’applicazione del cessate-il-fuoco. Mentre l’intervento della Turchia nel Nord ha indebolito i curdi dello Ypg e consentito all’Isis di riposizionare le sue forze e guadagnare tempo.

L’agonia di Aleppo
La tregua è stata raggiunta sotto la pressione del disastro umanitario di Aleppo. È il fronte più intricato e decisivo. A difendere i quartieri Est assediati dall’esercito ci sono i ribelli filo-turchi di Ahrar al-Sham, unità del Free Syrian Army appoggiate dagli Usa e Jabat al-Fatah al-Sham, la nuova formazione uscita dai ranghi di Al-Nusra. Per evitare nuovi raid russi i moderati dovrebbero separarsi dai jihadisti. Un’operazione difficile. Per l’analista Charles Lister, autore de «The Syrian jihad» ci sono «troppi rischi in una mossa del genere e l’opposizione armata non si fida delle assicurazioni del regime». Al-Nusra poi «farà di tutto per convincere le altre fazioni che la tregua è solo un tentativo di far fallire la rivoluzione: stanno già preparando le reti per raccogliere combattenti di altri gruppi contrari al cessate-il-fuoco». Da giovedì i ribelli sono di nuovo completamente accerchiati, dopo che il governo ha ripreso il sobborgo di Ramouseh. Se la tregua non regge sarà battaglia.
L’emirato di Idlib
Gli islamisti di Al-Nusra sono ancora più radicati nella provincia di Idlib, al confine con la Turchia. Qui è probabile che i raid continueranno. Ieri almeno 24 persone sono state uccise da un bombardamento su un mercato in città, affollato alla vigilia della festa dell’Eid al-Kabir. Altre 90 persone sono rimaste ferite. Idlib sta diventato un emirato qaedista. I ribelli filo-turchi di Ahrar al-Sham si stanno spostando verso la zona cuscinetto scavata dalla Turchia nel Nord e lasciano il campo libero agli islamisti. Damasco ha favorito questo andamento con l’evacuazione verso Idlib di 3 mila combattenti jihadisti dalla periferia Sud della capitale. Potrebbero essere mosse concordate fra Russia, Turchia e regime siriano volte a isolare Al-Nusra in una zona delimitata.
La questione curda
L’intervento turco sul fronte settentrionale ha cambiato le dinamiche della guerra. Ankara sta creando un rettangolo di 90 chilometri per 50 sotto il suo controllo. L’Isis si è ritirato finora senza combattere ed è probabile che ceda anche la città di Al-Bab. Sotto la pressione curda gli islamisti dalle bandiere nere, in un anno e mezzo, hanno perso 30 mila kmq di territorio, fino alla disfatta nella città di Manbij ad agosto. Ora l’offensiva curda è ferma e non sarà facile convincere i guerriglieri a sacrificarsi senza garanzie nei confronti della Turchia. L’Isis ne approfitta per fortificare Raqqa e spostare forze a Ovest, dove ha creato una sua filiale, Jund al-Aqsa.
Il fronte Sud
I rapidi ribaltamenti nascono dalla scarsità di forze del regime. I soldati effettivi sono ridotti a 50 mila, affiancati da altrettanti miliziani libanesi, iracheni, afghani, consiglieri russi e iraniani. Non bastano. Per questo l’Isis continua a controllare gran parte della Siria centrale e orientale. Assad ha concentrato le unità migliori nella periferia di Damasco e ad Aleppo, le priorità. Ma cede terreno ai ribelli moderati a Sud, dove ieri il Free Syrian Army e Ahrar al-Sham hanno lanciato un’offensiva vicino alla città di Quneitra, a ridosso del Golan.