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 2016  settembre 11 Domenica calendario

Parecchi fatti, oltre al calendario, ci ricordano che oggi è l’11 settembre e che sono passati 15 anni da quell’attentato capitale che, oltre alle migliaia di morti, ha provocato la crisi finanziaria dalla quale non riusciamo a uscire, il terrorismo globale e le guerre nello stesso mondo islamico, con la conseguenza di questi milioni di disperati che si muovono in cerca di una nuova patria capace di salvarli dai cavalieri dell’Apocalisse

Parecchi fatti, oltre al calendario, ci ricordano che oggi è l’11 settembre e che sono passati 15 anni da quell’attentato capitale che, oltre alle migliaia di morti, ha provocato la crisi finanziaria dalla quale non riusciamo a uscire, il terrorismo globale e le guerre nello stesso mondo islamico, con la conseguenza di questi milioni di disperati che si muovono in cerca di una nuova patria capace di salvarli dai cavalieri dell’Apocalisse. Anche la nascita dei movimenti cosiddetti populisti, quelli che vogliono rovesciare il sistema come noi lo conosciamo, sono in definitiva un prodotto di quel grande fatto.

Quali sono gli eventi che ce lo ricordano, gli eventi a cui accennava all’inizio?
L’altra sera, per l’occasione, è stato diffuso un video di Al Zawahiri, capo di Al Qaeda da quando è morto Osama. Tutto bianco su fondo nero, e la solita gran barba, Al Zawahiri esorta a combattere l’America. «Al Qaeda deve esportare la guerra santa e colpire gli Stati Uniti e i Paesi alleati. Fino a quando i vostri crimini continueranno, gli eventi come l’ 11 settembre dovrebbero ripetersi migliaia di volte per volontà di Allah».  

Al Qaeda era abbastanza scomparsa di scena, mi pare, dato l’imperversare dell’Isis.
Sì, il video potrebbe anche essere semplicemente un’avance
interna al mondo sunnita, il tentativo di riconquistare una leadership.  

Obama gli ha risposto.
No, non è una risposta al capo terrorista, che assumerebbe altrimenti troppa importanza, ma un discorso alla nazione, che del resto Obama pronuncia tutti gli anni. Non contiene novità sconvolgenti. «La paura del terrorismo non deve stravolgere i nostri valori, e non dobbiamo seguire chi vorrebbe dividerci o reagire in una maniera che intacchi il tessuto della nostra società [...] Solo salvaguardando i nostri valori rispetteremo l’eredità di coloro che abbiamo perso». Questo discorso è stato però preceduto da una legge che rappresenta un piccolo guaio per la Casa Bianca: il Congresso, a maggioranza repubblicana, ha approvato venerdì una norma in base alla quale i familiari delle vittime dell’11 settembre potranno chiedere un risarcimento all’Arabia Saudita. Obama ha adesso il problema di firmare questa legge oppure no (dieci giorni di tempo). La responsabilità dei sauditi nell’attentato, a parte un episodio riguardante il console di Riad in California, non è mai emersa chiaramente. Dare il via libera a questa legge significherebbe inimicarsi i sauditi, con cui i rapporti sono già abbastanza difficili e di cui invece c’è bisogno nella lotta all’Isis.  

Vogliamo ricordare come andò quell’11/9? Obama ha esordito dicendo: «Era un giorno iniziato come tutti gli altri...».
Un Boeing 767 dell’American Airlines, partito alle 7,59 da Boston e diretto a Los Angeles, con a bordo 81 passeggeri, 9 assistenti di volo e due piloti, venne dirottato da terrorisi islamici suicidi che lo pilotarono fino allo schianto contro la Torre Nord di Manhattan. In America erano le 8.45 del mattino. Da noi stava per concludersi il Tg1 delle 13. Qualche telecamera riprese l’impatto, benché fosse del tutto inaspettato. Un’ora dopo - alle 9.03 - quando arrivò il secondo aereo sulla Torre Sud, tutte le telecamere del mondo erano puntate sulle Twin Towers. Anche questo aereo era un Boston-Los Angeles, ma della United Airlines. 56 passeggeri, tra cui cinque terroristi, 7 assistenti, due piloti. La gente cominciò a buttarsi dalle finestre dei due grattacieli: dentro, il pigiarsi reciproco, cioè il caos, cioè il terrore erano tali che a molti quella sembrò l’unica via di scampo. Ed erano salti dall’ottantesimo o dal centesimo piano. Alle 9,40 un altro Boeing 757 che andava da Washington a Los Angeles colpì il Pentagono. 58 passeggeri, 4 assistenti di volo, due piloti e cinque terroristi. Ventotto minuti dopo crollò la Torre Sud e dopo altri dodici minuti un quarto aereo - sempre un 757 della United, partito da Newark e diretto a San Francisco – venne fatto schiantare dai terroristi a Shanksville, 80 miglia da Pittsburgh: i 38 passeggeri, con 5 assistenti di volo e due piloti, avevano capito quello che stava succedendo e, lottando, avevano impedito ai quattro islamisti di puntare sulla Casa Bianca o sulla cupola del Campidoglio, facendo precipitare il Boeing prima. Alle 10.29 venne giù la Torre Nord.  

Quanti furono i morti?
I morti di quella giornata furono 3.142. Nei due grattacieli persero la vita 2.750 tra uomini e donne, di ottanta nazionalità diverse. Si sono valutati i danni economici dell’attacco in quasi 800 miliardi di dollari.