Corriere della Sera, 10 settembre 2016
Perché la crisi del Venezuela
Mi chiedo che cosa sia successo al Venezuela che poggia su un sottosuolo ricco di petrolio di minerali e quindi d’oro. Tempo fa il Paese aveva acquistato sei Tu160, bombardieri russi (costosissimi all’acquisto e al mantenimento), pronti all’azione: ma contro chi? Forse gli Usa, la Columbia, il Brasile? Temo principalmente per svuotare le casse di uno Stato, il Venezuela, che allora navigava sull’oro...
Nerio Fornasierfornasier.nerio@yahoo,fr
Caro Fornasier,
La crisi venezuelana è stata per molti anni l’avvenimento più atteso e prevedibile della scenario economico internazionale. Sapevamo che l’alto prezzo del petrolio (100 dollari al barile quando Nicolás Maduro succedette a Hugo Chávez nel 2013) garantiva al Paese straordinarie risorse finanziarie. Ma sapevamo altresì che le spese demagogiche dello Stato sprecone creato da Chávez nei 14 anni della sua presidenza sarebbero state altrimenti insostenibili. Oggi il barile costa 46 dollari, i mercati sono pressoché vuoti, gli ospedali sono privi dei medicamenti più elementari, la criminalità è aumentata e la moneta venezuelana (il bolivar) soffre di una svalutazione che ricorda quella del marco tedesco durante la Repubblica di Weimar.
Se nelle prossime settimane vi fossero libere elezioni, l’opposizione travolgerebbe probabilmente il partito di Chávez e formerebbe un nuovo governo, ma Maduro può contare ancora sulla polizia, sulle forze armate e su una larga parte della magistratura. Il regime crollerà probabilmente quando l’esercito deciderà di abbandonare il presidente alla sua sorte, ma i militari, per il momento, preferiscono evitare di assumere sulle loro spalle la gestione della crisi e lasciano che il Paese vada alla deriva.
Resta da capire come Chávez, per più un decennio, sia riuscito a incantare tanti venezuelani e a conquistare la simpatia di alcune potenze straniere. Aveva indubbiamente il carisma di uno stregone e ne faceva uso durante i suoi interminabili monologhi televisivi della domenica. Ma in molti casi ha comprato il consenso internazionale con metodi non diversi da quelli usati per comprare il consenso dei suoi connazionali. Negli anni in cui il prezzo del petrolio era alle stelle, Chávez garantiva forniture a prezzi scontati o scambiava petrolio contro servizi come nel caso di Cuba, con cui concluse un accordo che ebbe per effetto l’invio in Venezuela di quasi 29.000 medici cubani. Ma la popolarità di Chávez fu dovuta anche a un fattore politico. Per un lungo periodo fu salutato, non soltanto in America Latina, come espressione di un coraggioso nazionalismo anti-yankee. Erano gli anni in cui una larga parte della società politica latino-americana attribuiva ancora agli Stati Uniti e al Fondo monetario internazionale la responsabilità delle grandi crisi economiche e finanziarie degli anni precedenti. In quel clima Chávez fu il caudillo più popolare del subcontinente. Tutti sapevano che la sua politica, prima o dopo, avrebbe fatto fallimento, ma nessuno osava dirlo.