ItaliaOggi, 9 settembre 2016
In Germania è scoppiato l’affaire Montblanc
Con una Montblanc non si può twittare o spettegolare su Facebook. Infine, la spesa criticabile o meno, è stata perfettamente legittima, come riconosce la Frankfurter Allgemeine.
Nel corso dell’ultima legislatura, la paga del deputato è aumentata, sempre lontana da quella dei colleghi italiani: si arriva esattamente a 9.327 euro, meno di quanto intasca un commesso della nostra camera. C’è anche un fisso per le spese di cancelleria, personali, e per i collaboratori, comunque non più di cinque. Da precisare che i «portaborse» sono pagati direttamente dal Bundestag, che versa ovviamente tutti i contributi per pensione e mutua. In totale, il deputato può spendere 12 mila euro all’anno. Troppo? È la somma media che sostengono gli studi di avvocato, e gli uffici privati, e contempla l’acquisto non solo di carta, ma anche di computer e, eventualmente, di cellulari.
Il Bundestag indica anche il fornitore da cui servirsi, che pratica i prezzi migliori, la Bürofa di Berlino. Il suo catalogo è di qualche centinaio di pagine e offre tutto il necessario. Lo scandalo è stato denunciato dalla popolare Bild Zeitung, ed è piuttosto vecchio. Viene denunciato in prima pagina oggi che la Groß Koalition scricchiola, a causa dei profughi, e all’inizio della campagna elettorale (si vota nell’autunno del 2017). I deputati possono spendere, ma dovrebbero farlo con oculatezza e, se possibile, con parsimonia, antiche virtù prussiane che risalgono a Lutero.
Nel 2009, 115 deputati hanno comprato 396 Montblanc, per una spesa complessiva di 68 mila euro. A evitare la tentazione, la Bürofa, l’anno seguente, ha tolto dal catalogo la seducente penna stilografica, che va da 350 euro nella versione popolare a 1.300 in quella di lusso. Dalle cifre si deduce che gli Abgeordnete hanno scelto di solito le versioni meno esclusive. La Bild voleva sapere i nomi dei peccatori, il Bundestag ha detto «nein» in nome della privacy. Ma adesso è stato reso noto l’elenco dei colpevoli, probabilmente grazie a un’indiscrezione della ditta Bürofa. Per vendetta, si presume, il contratto di fornitura non è stato prolungato. Non solo: la Bürofa è un’impresa con sede nella vecchia Berlino Est, il settore comunista, ha contatti sospetti con l’AfD, l’Alternative für Deutschland, il movimento populista che ha domenica scorsa superato i cristianodemocratici di Frau Angela a casa sua, nel Mecklenburg-Vorpommern, la Pomerania Anteriore.
Il Montblanc Affaire giunge al momento opportuno per scandalizzare i probi elettori tedeschi. Nella lista dei colpevoli si trovano i rappresentanti di tutti i partiti, dai socialdemocratici alla Cdu-Csu, dai verdi ai postcomunisti della Linke. Il leader dei Grünen, Hans-Christian Ströbele, con imbarazzo si difende: «Ho regalato le Montblanc a collaboratori che si erano distinti nel loro lavoro». L’ex ministro degli interni, Otto Schily, risponde di non ricordare l’acquisto e di aver raccomandato sempre ai suoi assistenti di spendere il minimo necessario. Frau Diana Golze della Linke nel frattempo è diventata ministro per gli affari sociali nel Brandeburgo, sempre all’Est, e fa mea culpa: non ho controllato la lista della spesa, mi sono limitata a firmare. Ma lei è tra quelli che ha speso di più: 3 mila euro. Ha promesso di rimborsarli di tasca sua. Berlino è geograficamente più vicina a Roma di quanto si crede, appena 1.500 chilometri, e lontana politicamente. Ora, i deputati e i portaborse scrivono a mano solo con penne biro da un euro.