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 2016  settembre 09 Venerdì calendario

A Mantova i libri sono di moda

Certo, nella Biblioteca Elegante allestita a Mantova in occasione del Festivaletteratura, non poteva mancare il trottolino amoroso che si circonda di divani, stoffe preziose, tappeti di Persia, piatti giapponesi, bronzi, avori, ninnoli. È il poeta che racconta Roma e la sua società di fine Ottocento attraverso la mise delle signore all’Opera facendo l’alba tra guanti, rasi e profumi, con il trucco magistrale della cronaca mondana di cui è un autentico fuoriclasse: rendere familiare, alla portata del sogno e del desiderio di tutti, ciò che sembra inaccessibile ai comuni mortali.
SCRITTORI
Già Mallarmé, qualche anno prima aveva curato La dérnière mode, gazete du monde e de la famille trasformandosi in giornalista mondano e descrivendo le toilettes delle nobildonne parigine. Anche lui, Gabriele D’Annunzio, ha capito in anticipo che la moda è tra i linguaggi più innovativi della modernità. E si propone come un novello Petronio, arbiter elegantiarum che il bel mondo, prima romano e poi italiano, è ansioso di assecondare e seguire per essere all’ultima moda.
Accanto a D’Annunzio, ecco quasi insospettato Giovanni Verga. Al liceo lo avevamo sempre definito come l’autore de I Malavoglia o dell’incompiuto Ciclo dei Vinti, ma anche lui ha avuto un passato di mondanità inaspettato, vissuto tra Firenze e Milano, che lo ha ispirato nella scrittura di romanzi salottieri, come Tigre Reale, Eva, Eros, Una peccatrice.
EMBLEMI
E sembra quasi sfiorare in certe pagine un tema già centrale nella vita sociale di allora: il multiforme e poliglotta universo semantico vestimentario (come lo chiamerà poi Barthes) che si forma e si riforma senza sosta, nel momento in cui l’abito incontra il corpo, vestendolo e rivestendolo, costituendolo come struttura di senso e oggetto del desiderio. E accanto a Verga c’è anche Nyta Jasmar, la straordinaria romanziera stile liberty scoperta da Mario Praz, la cui protagonista dei Ricordi di una telegrafista, indossando vestaglie in seta Paladino, il gran cappello di Panama, le scarpe e i guanti firmati da Mele e Barra, mostra una totale dipendenza dai primi dilaganti emblemi di una mitologia di massa che lo stile del suo romanzo, allucinatamente automatico, di mera registrazione, svela e conferma.
Accanto a D’Annunzio, Verga e Jasmar, ci sono Collodi e Guido Gozzano, Irene Brin e Giuseppe Bonaviri, Alberto Arbasino e PiervittorioTondelli, Massimo Bontempelli e Mario Soldati. E tanti altri, sono un centinaio gli scrittori famosi o meno, con oltre trecento titoli che hanno dedicato pagine per nulla minori ad abiti e accessori, sarti e buone maniere. E sfilano nella passerella ideale allestita in piazza Concordia con materiali spesso anche rari o pressoché sconosciuti, offerti anche in formato digitale che raccontano un tema non sempre sufficientemente indagato: la presenza della creazione di abiti, fogge, modi di dire e fare nella letteratura italiana dal Settecento a oggi.
Dice il curatore Luca Scarlini che la Moda è una dea affascinante, capricciosa, si affida all’istante, provoca, gioca, seduce e si nasconde. In Italia il fashion è una delle voci principali dell’economia, ma spesso si sottovaluta il suo peso nella cultura e nello scambio delle idee. Eppure la letteratura ne è insieme una sorta di sismografo fedele e visionario che ne registra movimenti e fantasie, smottamenti e visioni.
Una vera costellazione di storie che conserva meraviglie a non finire che, dalle pellicce tanto amate dal divo Gabriel può passare, tra associazioni prevedibili e impreviste, alle pungenti scene provinciali del Sarto della Stradalunga di Bonaviri alle mise fatali della Circe di Annie Vivanti, all’intimo borghese degli Indifferenti di Alberto Moravia, alle cravatte di Federico Tozzi e Italo Svevo fino al classico Tra donne sole di Cesare Pavese, magistralmente portato al cinema da Michelangelo Antonioni con il titolo Le amiche.
GUARDAROBA
E un vero e proprio guardaroba spesso illustrato dai maggiori artisti, attraverso il filo di un pensiero complesso che accompagna ogni riflessione e ogni figurazione con centro l’universo (il sistema, il sogno: ognuno lo chiami come vuole) della moda, portato all’estremo da Giacomo Leopardi nel suo dialogo de La moda e la morte, nelle Operette morali.
E non bisogna dimenticare, suggerisce ancora Scarlini, i libri scritti dalle persone che hanno creato la moda nazionale, dal Calzolaio dei sogni di Salvatore Ferragamo alle memorie di Simonetta Colonna di Cesarò e Irene Galitzine, alle realizzazioni di Germana Marucelli, di cui Fernanda Pivano scrisse l’avventurosa esistenza nel rarissimo Le favole del ferro da stiro, A fare da contorno alla raccolta di volumi cartacei e digitali, anche una sequenza di melodie italiche, che narrano di vestiti magici, di abiti estivi, di bikini malandrini e di tutti i capi di abbigliamento che hanno lasciato memoria di sé nella vita e nella cronaca, spesso scandalizzata dalle nuove fogge. L’ha raccontato assai gustosamente Amalia Guglielminetti, la poetessa amica di Gozzano nella sua rivista Le seduzioni, seguendo le comiche decisioni del sindaco di Verona nel 1925, quando aveva messo al bando le gonne al ginocchio, di importazione francese, ritenute oscene e scandalose.