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 2016  settembre 09 Venerdì calendario

Paura sul Monte Bianco: in 60 hanno passato la notte bloccati in funivia

La luce si è infilata quasi invisibile oltre il profilo del Monte Bianco. In quel nero ci sono ancora persone appese nel cuore della notte, alcuni a trecento metri da terra, anzi dal ghiacciaio, nelle piccole cabine della funivia dell’Aiguille du Midi, che poi si tuffa fino a Chamonix. La «liaison», il collegamento aereo tra Italia e Francia si è fermato alle 15,15 del pomeriggio. Nelle cabine che viaggiano a gruppi di tre, c’erano centodieci turisti. Alle 20,30, quando il buio si era preso tutto il Bianco, un gruppo di italiani è sceso a Courmayeur con la funivia. E lassù erano ancora in sessanta, di ogni nazionalità.
La notte si è vestita di nebbia e i voli dei cinque elicotteri si sono fermati: tre francesi, uno del soccorso alpino valdostano (fino al tramonto, poi scatta il divieto) e uno svizzero, venuto da Sion. Silenzio di motori, ma urla, richiami. Paura, anche se il panico è stato evitato. C’è una voce che corre nella radio di ogni cabina e offre supporto e il freddo non è ancora arrivato: il buio porta con sè zero gradi. La paura più grande è quella del vuoto che si apre sotto la funivia tra Punta Helbronner e l’Aiguille du Midi. Meglio non pensarci. In ogni vagoncino c’è un soccorritore. La funivia è bloccata, non c’è verso di farla ripartire: le funi, quella traente e quella portante su cui viaggiano i carrelli si sono accavallate in tre punti. I francesi sono riusciti a sbrogliare due intrecci, non il terzo. Un «nodo» che quasi nel punto più alto, sulle funi che rientrano verso l’Italia, appena oltre il Grand Rognon, monolite di granito piantato nel ghiaccio.
Il vento non c’entra: l’ipotesi di un’improvvisa forte folata capace di imbrigliare funi d’acciaio per il movimento delle cabine è stata subito scartata. Sole forte, neanche un refolo. E allora è un guasto del motore, forse forzato perché la linea era carica. Una possibilità che potrebbe spiegare una sorta di contraccolpo che ha fatto impazzire i cavi, slanciarli in aria come elastici e ricadere intrecciati. Ma non tutti raccontano di oscillazioni, di salti. Anzi, qualcuno ha parlato di una sorta di frenata. Ma i francesi hanno deciso di non forzare più e di chiedere subito l’intervento degli elicotteri. I voli uno dietro l’altro, poi il crepuscolo e la nube che prima ha riempito la conca di ghiaccio sul versante italiano, poi è scivolata oltre. Soccorsi fermati. Tutti appesi lassù, ma con un gendarme con loro che ha portato bevande calde e vestiti. Negli ultimi voli gendarmi e soccorritori sono stati calati uno per cabina. Hanno aperto le porte dall’esterno (una manovella sul tetto che evita la necessità di rompere il vetro o forzare i battenti).
Mentre i turisti tratti in salvo con il verricello appeso all’elicottero hanno raggiunto Courmayeur in funivia, anche due meccanici francesi sono stati trasportati sul versante italiano. L’idea era di tentare con il motore ausiliario di far rientrare le cabine durante la notte con molta attenzione e lentezza per evitare oscillazioni. Se riusciranno le cabine più vicine a Punta Helbronner, parte italiana, saranno sgomberate, i turisti calati dalle guide salite da Courmayeur e che sono con loro. Altrimenti tutti aspetteranno l’alba. Le temperature, anche a 3.500 metri, non sono da gelo. La paura è legata alle ore da restare appesi alle funi, all’impossibilità di dormire.
Il tratto della funivia che collega Courmayeur a Chamonix è datata 1957, un capolavoro di ingegneria, con un pilone sospeso per consentire una campata di tre chilometri e trecento metri. È stato da poco revisionato dai francesi. Il sistema di sicurezza blocca l’impianto non appena le due funi si sfiorano.