Libero, 9 settembre 2016
In Francia si insegna sempre meno latino e sempre più islam
Passerà alla storia della République francese per aver sotterrato il latino e il greco, i due pilastri del lycée littéraire, il nostro liceo classico, e per aver portato a termine il progetto di riforma scolastico multiculturalista lanciato nel 2012 dal suo predecessore Vincent Peillon, che fa pulizia della storia di Francia con l’insegnamento dell’islam obbligatorio e il Medioevo cristiano facoltativo, con i passaggi che richiamano il passato glorioso della «figlia primogenita della Chiesa», Carlo Magno, i Lumi, le cattedrali gotiche e le abbazie cristiane, spuntati, e un’insistenza autolesionista sui momenti cupi degli ultimi secoli, la colonizzazione e i genocidi in Africa, per instillare il senso di colpa negli studenti fin dal collège.
Najat Vallaud-Belkacem, ministra dell’Istruzione francese di origine marocchine, è il volto della rivoluzione scolastica che in Francia sta scatenando una levata di scudi senza precedenti e contro la quale hanno protestato ieri gli insegnanti. In tutto il Paese è andato in scena il primo sciopero della rentrée 2016, con un quarto degli insegnanti toccati dalla riforma che hanno risposto all’appello dei sindacati. «Siamo attorno al 20-25% di professori scioperanti perché non contiamo solamente i professori che dovevano essere presenti in classe questa mattina (ieri, ndr)» ha dichiarato Frédérique Rolet, uno dei principali dirigenti dello SnesFsu, sindacato maggioritario nell’insegnamento secondario, all’origine della mobilitazione. Trattandosi di uno sciopero indetto a soltanto una settimana dalla rentrée, sono numeri importanti quelli registrati ieri, nonostante la stampa pro-Belkacem, da Libération all’Obs, tenti di minimizzare. Quello che colpisce maggiormente è la presenza di insegnanti e sindacati appartenenti a qualsiasi colore politico (oltre allo Snes-Fsu, si sono mobilitate le sigle Snalc, Snep, Fo, Cgt e Sud), perché in questo progetto di rifondazione della scuola, giudicato suicida persino dall’ex ministro della Cultura Jack Lang, pezzo da novanta della gauche, è in gioco il futuro di tutti i figli di Francia.
Per il filosofo Robert Redeker che ha appena pubblicato un pamphlet al vetriolo contro la reforme du collège firmata dall’esecutivo socialista, “L’Ecole fantôme” l’obiettivo manifesto è quello di «cancellare la civilizzazione francese». Per Jean-Claude Michéa, altro intellò controcorrente considerato oggi un apostata dalla sinistra benpensante, la gauche ha trasformato la scuola in una «fabbrica di ignoranti», dove all’eccellenza e alla meritocrazia, si antepone l’ideologia egualitarista e il dogma vacuo del vivre-ensemble.
Nel dettaglio, il progetto della Belkacem, che i fogli della gauche continuano comunque a coccolare e a esaltare come simbolo della diversité che ce l’ha fatta dimenticano, forse, che Ségolène Royal, quando la Belkacem era la sua portavoce, disse che se si fosse chiamata “Dupont” probabilmente non avrebbe scalato i gradini della République così in fretta cancella le classi bilingue europee e decapita letteralmente l’insegnamento del latino e del greco. Che nei vecchi programmi scolastici beneficiava di 36 ore, e ora, invece, arriva a malapena a 10. Nonostante le proteste dei latinisti e dei grecisti, il latino e il greco, infatti, sono stati inseriti nel generico contenitore degli Enseignement Pratiques Interdisciplinaire (Epl), la grande novità della riforma Belkacem, e abbassati allo stesso livello dell’informatica e delle scienze della terra.
Quello di ieri è stato soltanto il primo di una lunga serie di scioperi che caratterizzeranno gli ultimi mesi del mandato presidenziale di Hollande, il «presidente più mediocre della Quinta Repubblica», come lo ha definito il giornalista del Figaro Eric Zemmour. Che nel suo ultimo pamphlet, “Un quinquennat pour rien”, destinato a essere un nuovo bestseller, ha scritto che i francesi ormai sono «stranieri a casa loro». Vittime di quell’ideologia dell’ “altro”, della preferenza allogena, che caratterizza anche questa perversa riforma scolastica.